Ambulatorio odontoiatrico
Dopo due anni di pandemia, la salute e l’accesso alle cure sono al centro del pensiero della Caritas di Saluzzo che attraverso diverse progettualità, come l’équipe di psicologi Co-Healthing, ed il suo Ambulatorio medico per gli Stagionali, ha visto acuirsi la fragilità socio-sanitaria delle persone che accedono ai suoi servizi.
“Tra le tante cause di sofferenza che spingono le persone più bisognose a rivolgersi al Centro di Ascolto della Caritas - spiega il Direttore Carlo Rubiolo - ci sono problemi odontoiatrici come il mal di denti. Dal momento che per il servizio sanitario nazionale questa non è una problematica di cui farsi carico con l'urgenza che sarebbe necessaria, abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo servizio della nostra Caritas.
Residenti e migranti arrivano al nostro Centro d’Ascolto per chiedere aiuto, dopo aver sperato a lungo e inutilmente che il dolore cessi con l'aiuto di qualche compressa, l'unico rimedio che possono permettersi.
Già da anni il dottor Alessandro Dutto aveva messo generosamente a disposizione il suo studio per interventi finalizzati ad alleviare questo tipo di sofferenza, a fronte di un compenso puramente simbolico. Appena è andato in pensione ha deciso di offrire l'attrezzatura completa del suo studio affinché la Caritas potesse allestire un vero e proprio ambulatorio dentistico”.
Il nuovo servizio, alla presenza del Vescovo Bodo che impartirà la sua benedizione, sarà inaugurato martedì 26 ottobre alle ore 11 nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia di Sant’Agostino in piazza Cesare Battisti 1.
Prosegue il Direttore Rubiolo:
“Ringrazio la Parrocchia che ha concesso i locali e l'ing. Silvano Fulchero che ha messo a disposizione le sue competenze professionali per questo progetto condiviso con il dottor Dutto che finalmente si è concretizzato, rispettando la complessa normativa sanitaria che regola questo tipo di attività”
L'accesso all'Ambulatorio da parte delle persone che ne hanno bisogno avverrà su valutazione del Centro di Ascolto (aperto in via Maghelona 7 il lunedì e il mercoledì dalle ore 9 alle ore 11 e il venerdì dalle ore 16 alle ore 18) e dell'Ambulatorio medico dedicato ai braccianti stagionali (aperto in corso Piemonte 63 su appuntamento).
Progetto Ubuntu: parla il Vescovo
Riportiamo di seguito il messaggio del Presidente della nostra Caritas, Mons. Cristiano Bodo, di cui è stata data lettura giovedì 15 luglio in occasione della presentazione del progetto "UBUNTU - Io sono perché noi siamo (in lingua bantu)" promosso dal Comune di Saluzzo (capofila), in collaborazione con il Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale e la Caritas diocesana di Saluzzo. Il progetto, avviato dal giugno 2021, si concluderà a dicembre 2022 grazie al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRC e Fondazione De Mari attraverso il bando "Territori Inclusivi".
Il progetto punta all'integrazione delle persone con background migratorio attraverso azioni inerenti la comunicazione, il sostegno all'inserimento abitativo e la formazione di volontari e operatori del terzo settore.
"Nelson Mandela scrisse che “In Africa esiste un concetto chiamato Ubuntu, il cui senso profondo è che noi siamo uomini solo grazie all'umanità altrui e che se, in questo mondo riusciamo a realizzare qualcosa di buono, il merito sarà in egual misura anche del lavoro e delle conquiste degli altri”
Sempre Mandela affermò che “Una persona che viaggia attraverso in Africa se si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”
Ubuntu è un’etica dell’Africa sub-Sahariana dalla quale provengono la maggior parte dei braccianti agricoli che ogni anno raggiungono il Saluzzese per la raccolta stagionale della frutta e che rappresentano la maggior parte delle persone con background migratorio presenti nel nostro territorio.
Questa etica, che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche tra le persone, sulla “benevolenza verso il prossimo” come dal suo significato in lingua bantu, è una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro, che molto ha a che fare con la missione della nostra Caritas.
Nell’ambito di questo progetto, la Caritas diocesana di Saluzzo intende portare avanti, in sinergia con il Comune (in qualità di capofila) e il Consorzio Monviso Solidale, una serie di azioni volte a creare le precondizioni (dal punto di vista della comunicazione, dell’integrazione abitativa e della formazione di operatori e volontari del terzo settore) affinché la nostra comunità sia pronta a maturare lo spirito di Ubuntu.
Il motto «Io sono perché noi siamo» ci esorta a sostenerci e aiutarci reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei diritti, ma anche dei doveri, poiché è una spinta ideale verso il riconoscimento di un legame comune, che genera comunità.
Il concetto di Ubuntu, che attraverso Mandela è divenuto uno dei principi fondamentali della nuova repubblica del Sud Africa, è lo stesso connesso con l’idea di un Rinascimento Africano che non pare molto lontano dallo spirito di ricostruzione che respiriamo nel periodo Covid.
La necessità di costruire una comunità inclusiva, per la nostra Caritas punterà sull’inclusione e l’autonomia abitativa delle persone migranti coinvolte nel progetto, attraverso l’attivazione di una rete fatta da operatori e volontari, formati attraverso azioni sinergiche con il Consorzio Monviso Solidale. Queste persone saranno accompagnate, attraverso forme di intermediazione immobiliare solidale e sussidi all’affitto, verso una stabilizzazione della loro presenza, che possa consentire anche una mutazione del racconto e della percezione delle persone migranti nella popolazione saluzzese, grazie alle azioni di cambiamento narrativo poste in essere con il Comune.
Creare un territorio inclusivo, per la Caritas diocesana di Saluzzo, significa costruire le condizioni affinché le persone migranti possano esprimere se stesse, sradicare stereotipi e pregiudizi attraverso azioni di comunicazione mirate alla popolazione locale ed ai professionisti del settore, inserire le persone migranti nel tessuto socio-economico attraverso il lavoro, la casa, relazioni di aiuto significative.
Grazie alle risorse messe a disposizione dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRC e dalla Fondazione De Mari attraverso questo progetto, la Caritas diocesana proverà con i suoi operatori e volontari ad essere parte attiva di quella comunità che, grazie ad una rete sinergica, potrà costruire un cambiamento inclusivo del territorio.
Ubu significa “ciò che avvolge, l’unità”, “essere”. Ntu rimanda all’azione dello sviluppare, del divenire. La Caritas diocesana, in questo progetto, vuole provare a diventare una parte di un’unità (fatta da tanti soggetti) che possa sviluppare una costruzione del senso di comunità sempre più inclusivo verso chi ha scelto, per motivi di vita, lavoro, relazioni, di diventare parte di questo territorio."
Il Vescovo sui 50 anni della Caritas
Pubblichiamo la riflessione del Vescovo di Saluzzo, Monsignor Cristiano Bodo, Presidente della nostra Caritas, dal titolo "Fraternità contemplativa e Caritas" in occasione del 50esimo anniversario della Caritas Italiana.
"É necessario che in ogni epoca vi siano degli innamorati di Dio, con tutte le forze, amarlo unicamente, diventa la scopo fondamentale della vita dell’uomo, il primo e più grande comandamento!
É necessario che in ogni epoca dei “folli di Dio”, capaci di imitare e contagiare gli altri, capaci di contagiare gli altri per suscitare uomini e donne che cercano Dio e la realizzazione della loro vita.
Ecco la “Caritas”, promuove questo cammino, attraverso la testimonianza del vangelo, che si incarna nel tessuto della vita tra gli uomini.
Il primo ad attuare questo nella nostra Italia fu Mons. Giovanni Nervi, dopo che Papa Paolo VI, istituì la “Caritas”, il quale scriveva: “la Caritas deve promuovere nella Chiesa la scelta preferenziale dei poveri, banco di prova per verificare quanto effettivamente la carità è presente nella Chiesa”.
Sappiamo di dover essere una sfida al compromesso con la mentalità del nostro tempo, così materialistica, una sfida ad ogni mediocrità e misura riduttiva di vivere il Vangelo.
Consapevoli di non essere sempre all’altezza di dare un buon esempio all’uomo di oggi.
Il Vangelo al centro del nostro cammino pastorale, alla luce della lettera pastorale:
“Fraternità contemplativa”, diventa per la “Caritas diocesana”, l’impegno di continua conversione, in uno stile di vita più sobrio e umile.
Dilatando il nostro cuore in una smisurata capacità di amore verso Dio e verso il prossimo rendendoci fratelli e sorelle, padri e fratelli, di tutti gli uomini e donne.
Senza dimenticare che la più grande carità anche se a volte ci dimentichiamo è la preghiera che coinvolge tutta l’umanità e dà voce a Dio nel mondo.
Prima ho usato audacia, perché mi sembra quello che davvero meglio esprime la fortezza oggi necessaria per osare di mettersi all’opposto della mentalità corrente.
Un filosofo contemporaneo afferma: “I tempo della notte del mondo è il tempo della povertà, perché diviene sempre più povero al punto di non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza” (Heidegger).
“Noi osiamo sperare, sperare tenacemente, mentre, piangendo, gettiamo nel solco la nostra piccola vita e attendiamo, come il contadino del Vangelo, di veder spuntare i germogli della nuova stagione … perché la carità è miracolo (Madre Canopi).
La Caritas è il segno più vero della presenza di Dio nella vita del mondo, nella nostra società e nel mondo che grida: “Ho fame …”.
Promuoviamo una strada per far crescere il seme che dia un raccolto abbondante e doni all’umanità il necessario per vivere e attualizzare il Vangelo della carità nel nostro oggi.
Camminiamo insieme, nella fraternità, Vescovo e preti, suore e diaconi, cristiani e laici, per stimolare tutti alla solidarietà, e vivere il Vangelo per annunciarlo all’uomo del nostro tempo.
Auguriamoci un cammino fruttuoso."
Cristiano, Vostro Vescovo
Visita del Vescovo a Casa Mons. Bona
Martedì 6 luglio il Vescovo di Saluzzo, Monsignor Bodo, ha visitato il cortile, la cappella e gli spazi di Casa Monsignor Bona, pranzando con Frate Andrea Nico Grossi, i volontari della Comunità Cenacolo e un giovane operatore dell'Associazione AVASS (associazione dei volontari Caritas).
La visita è stata l'occasione per un aggiornamento sulla situazione dell'accoglienza che era stata riaperta il 25 marzo. A tre mesi di distanza, nel Dormitorio in corso Piemonte 63 sono ospitate 10 persone su 11 posti letto disponibili, esclusivamente maschili. Si tratta di braccianti africani (cinque persone), ma anche persone senza dimora di nazionalità italiana, indiana e romena, alcuni con problemi di dipendenze o usciti da poco dal carcere. Alcuni sono stati indirizzati da altre Caritas come quella della Valle Po oppure già conoscevano il servizio per via della distribuzione dei pasti negli anni passati. L'ospitalità è garantita loro per un mese, durante il quale oltre ad un posto letto hanno a disposizione la lavanderia e il servizio Mensa.
A pranzo sono fra le 50 e le 60 le persone che trovano posto nel cortile di corso Piemonte 63 dove, nel rispetto del distanziamento anti Covid, sotto i gazebo vengono distribuiti i pasti preparati da Frate Andrea Nico Grossi della Fraternità di San Bernardino, aiutato dai volontari della Comunità Cenacolo che in due risiedono stabilmente nella struttura. Frate Andrea pone particolare cura e rispetto attraverso il servizio mensa, garantendo alternative ai commensali che in questo periodo sono in maggioranza braccianti stagionali di fede musulmana. A cena prima veniva dato un piatto da asporto, ora per dare più dignità, i commensali vengono fatti accomodare sotto i gazebo con un vassoio con pasta, frutta e pane. In totale in questo periodo sono quindi 100 / 120 i pasti distribuiti dalla Mensa.
Mons. Bodo si è complimentato per il rifacimento del cortile e della cappella oltre che per la gestione dell'accoglienza. Il Vescovo ha raccolto i bisogni portati dai volontari, legati soprattutto alla necessità di reperire materie prime per la mensa (in particolare carne), ma anche prodotti per la pulizia della casa e l'igiene personale, così come asciugamani da bagno dal momento che il servizio docce rimane aperto anche per i braccianti stagionali, con la collaborazione degli operatori del progetto Saluzzo Migrante.
Ancora una volta Mons. Bodo ha ribadito l'importanza che questo servizio ricopre per l'aiuto alle persone in difficoltà nel territorio diocesano, confidando che la comunità dia segno della sua storica solidarietà, sia attraverso il volontariato in Mensa sia attraverso un supporto materiale.
Frate Andrea Nico Grossi:
C’è un bel rapporto e un bel clima con i giovani operatori di Saluzzo Migrante che si occupano anche di questi ragazzi. La Mensa vorremmo che appartenesse al territorio, anche attraverso la presenza di volontari che, con criterio (visto il Covid), possano entrare a darci una mano. Anche la Mensa è uno straordinario strumento di evangelizzazione.
Per sostenere la Casa di Prima Accoglienza: Sostieni - Caritas Saluzzo
Per candidarsi come volontari: Volontari - Caritas Saluzzo
Intitolata a Mons. Bona l'accoglienza
Si è tenuta venerdì 19 nel Vescovado di Saluzzo, con diretta online sulla pagina Facebook della Diocesi di Saluzzo e su Zoom per i giornalisti, la conferenza stampa indetta dal Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo, per aggiornare i media e la comunità pastorale sulle novità riguardanti iniziative legate ai beni culturali, ai cammini pastorali per i giovani, alle attività della Caritas e ai cantieri di restauro in corso.
INTITOLAZIONE DELLA CASA DI PRIMA ACCOGLIENZA
A proposito dell’intitolazione, che vedrà una cerimonia molto ristretta, giovedì 25 marzo alle 11 nel cortile di corso Piemonte 63, il Vicesindaco Franco Demaria è intervenuto dicendo:
“Ringrazio per la collaborazione e il legame che il Vescovo cerca di creare col territorio e tutto il Comune di Saluzzo. La riapertura del centro di accoglienza è estremamente importante. Riparte un percorso che ha affiancato il Comune per decenni. Un percorso non facile: ricordo da giovane assessore quando don Gullino si era impegnato in questa attività. Le preoccupazione di allora era per l’immigrazione degli albanesi e si ripete oggi per quella degli africani. C’è in realtà solo povertà che non è soltanto degli stranieri: gli utenti della Caritas sono anche italiani, persone che hanno perdono il lavoro, gli affetti. Mi piace che attorno al nuovo centro ci sia una collaborazione di gruppo, con l’Associazione AVASS, la Comunità Cenacolo e la comunità dei frati di San Bernardino. Mi ha aperto il cuore sapere che avete voluto dedicare il centro a Monsignor Diego Bona, un Vescovo che ha lasciato un grande ricordo così come Anna maria Busso Olivero: due persone esempi di disponibilità e generosità. Vi ringrazio perché come Diocesi e come Caritas siete sempre presenti ad aiutarci nelle difficoltà che affrontiamo giornalmente”.
Il Vescovo ha sottolineato :
“La struttura sarà dedicata a Monsignor Bona che spostò l’episcopio in corso Piemonte. Mi disse che lo fece perché pensava all’episcopio come luogo della cultura, della cura e della carità. Con questa intitolazione andiamo a sottolineare una sua capacità: l’attenzione agli ultimi. Oltre alla Caritas, Mons Bona era infatti anche presidente di Pax Christi. Ricordarlo significa chiedere a lui di proteggere dal cielo gli ospiti e la struttura, fondamento della Caritas. Se non esiste prima accoglienza, come ci hanno insegnato santi e beati, non esisterebbe oggi la Caritas”.
Carlo Rubiolo, Direttore della Caritas :
“Quando qualche mese fa l’Associazione Papa Giovanni ci ha comunicato che doveva abbandonare la gestione della casa per motivazioni interne, mi ero quasi arreso all’idea di dover rinunciare ad una struttura come questa perchè le risorse umane della Caritas non potevano garantire una gestione simile. L’intervento del nostro Vescovo, che ha cominciato a tessere le sue relazioni, è riuscito a coinvolgere la Comunità Cenacolo, il convento di San Bernardino e alla fine siamo riusciti a trovare la soluzione per offrire la possibilità di dare accoglienza. I francescani hanno messo a disposizione Frate Andrea Nico Grossi che continua a svolgere la missione che già svolgeva a Parma, con la mensa. Mettendo insieme le risorse siamo riusciti a ripristinare la funzionalità di questa Casa anche se i numeri della sua capienza non sono elevati. È comunque un’offerta che risponde ad un bisogno effettivo e grave sul territorio. Per la sala che abbiamo in fondo al cortile, che è un crogiolo di iniziative e che viene usato per vari servizi, abbiamo pensato di intitolarlo ad Anna Maria Busso Olivero, direttrice dal 2000 al 2009 che continuerà a lasciare un segno anche con questa intitolazione”.
La Casa di Prima Accoglienza riapre
Sarà inaugurata giovedì 25 marzo alle ore 11 la rinnovata Casa di Prima Accoglienza in corso Piemonte 63 dove la Caritas di Saluzzo, per volontà del Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo, ha riaperto il Dormitorio per l’accoglienza di persone indigenti, unito ad un servizio Mensa. Una nuova gestione che vedrà la collaborazione dell’Associazione AVASS, della Comunità Cenacolo e della comunità della comunità francescana di San Bernardino con Frate Andrea Nico Grossi a gestire il servizio Mensa.
Carlo Rubiolo, direttore della Caritas:
“Dopo il cambio di gestione dall’Associazione Papa Giovanni XXIII alla Caritas direttamente il 25 marzo ci sarà l’inaugurazione della Casa di Prima Accoglienza che sarà intitolata a Mons. Bona (Vescovo di Saluzzo prima di Mons. Guerrini) e contemporaneamente una piccola cerimonia di intitolazione dello spazio polivalente nel cortile di Corso Piemonte 56 ad Anna Maria Olivero Busso che è stata in passato direttrice della Caritas per 10 anni.
La Casa di Prima Accoglienza è uno dei servizi più importanti della Caritas perché risponde ai bisogni di persone che si trovano in situazioni drammatiche non avendo un tetto sotto il quale trovare riparo. Per lo svolgimento del servizio dobbiamo ringraziare la generosità della Comunità Cenacolo che garantisce la vigilanza notturna e del Convento di San Bernardino che con Frate Andrea Nico Grossi assicura la presenza di una figura che gestirà la Mensa.
Facciamo appello alla generosità dei Saluzzesi che vorranno sostenere l’attività della Mensa con la donazione di prodotti alimentari. Saranno particolarmente graditi i prodotti dell’orto”.
Lo stesso giorno, 25 marzo, coincide con il quarto anno di insediamento a Saluzzo di Monsignor Cristiano Bodo come Vescovo, che così commenta :
“La Caritas ha come vocazione che viene attinta proprio dal Vangelo, quella di dare il cibo, dove riposare, dove poter trovare abiti nuovi e poter curare il proprio corpo. È la vocazione del Buon Samaritano che ci interpella come Chiesa e come credenti. Questo è il profondo significato di continuare la missione della struttura che genericamente chiamiamo Dormitorio e la Mensa dei bisognosi, per rispondere al mandato di Gesù. La speranza che i giovani possano anche loro aggregarsi nelle diverse attività perché il Vangelo sia un Vangelo vivo, un Vangelo che si concretizza nelle scelte della vita. Ognuno si senta invitato a dare il proprio aiuto o contributo affinché questi ospiti che la Bibbia definisce Angeli accolti siano sostenuti da tutta la comunità diocesana”.
La Casa di Prima Accoglienza, intitolata a Mons. Bona, potrà ospitare 11 persone, tutti uomini, al secondo piano dove si trovano camere singole e doppie, servizi igienici, uno spazio lavanderia e una piccola stanza adibita a cappella per la preghiera. Al piano terreno si trovano il refettorio e la cucina dove saranno cucinati i pasti distribuiti agli ospiti del Dormitorio e a persone indigenti individuate dal Centro di Ascolto e dagli altri servizi Caritas, negli spazi del cortile esterno dove sono stati allestiti tre grandi gazebo per ottemperare alle restrizioni anti-Covid. Gli ospiti del Dormitorio potranno entrare la sera alle 20 per raggiungere il loro posto letto e uscire al mattino dopo la colazione, mentre la distribuzione dei pasti (pranzo e cena) avverrà esclusivamente all’esterno.
La Caritas interverrà con i suoi volontari mentre la Comunità Cenacolo assicurerà la presenza, anche in orario notturno, di due volontari tra i giovani e gli adulti che ha aiutato ad attraversare un percorso di cambiamento per contrastare dipendenze da alcol, droghe o gioco d’azzardo. A coordinare la Mensa, sarà Frate Andrea Nico Grossi, 51 anni, arrivato da Parma dove gestiva un servizio di distribuzione pasti da 150 coperti giornalieri.
La Caritas anima di ogni Chiesa
Intervento del nostro Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo sul ruolo della Caritas.
Nella Genesi si legge che Dio, creando il mondo, vide che tutto era bello, che tutto era buono. L’origine del mondo e della sua bellezza consiste nel manifestare la bontà infinita di Dio. Dio pertanto creò l’uomo “a sua immagine e somiglianza”, chiamandolo ad entrare in comunione con il suo eterno pensiero di bontà e di amore.
Cristo è la manifestazione di questo amore eterno di Dio; per questo il buono fa binomio con il bello; se il bello ci fa buoni, a nostra volta diventiamo capaci di trasmettere bontà e dunque bellezza agli altri.
Ecco perché i laici cristiani hanno bisogno continuamente di convertirsi a Dio che è amore. Solo i cristiani impegnati nei diversi campi della nostra società mirano al cambiamento della vita per aderire a Cristo e diventano capaci di dono, in quanto entrano nell’orizzonte della carità verso il prossimo in modo da coinvolgere tutta la propria persona.
I laici cristiani diventano così collaborativi con il progetto di Dio, per far sì che Lui possa abitare nell’esperienza di ogni uomo. La miseria, l’indigenza per i cristiani vanno affrontate concretamente, cercando di condividere il “pane”, al fine di aprire la via nel segno della gratuità senza nulla pretendere in cambio.
Nella visione paolina di Chiesa, come descritta nella lettera ai Corinzi i carismi sono un “dono”, radicati nella gratuità dello Spirito e modellati sulla ministerialità di Cristo. Ci sono, infatti, laici cristiani impegnati nell’azione politica; ci sono altri che amano Cristo mettendosi a disposizione degli ultimi; ci sono infinite modalità di risposte secondo i carismi ricevuti che diventano a loro volta dono.
L’amore per Dio e per il prossimo si richiamano vicendevolmente: l’uno autentica l’altro. Non c’è amore per Dio senza amore per il prossimo; e viceversa.
Lo diceva con efficacia Simone Weil: “L’amore per il prossimo è l’amore che scende da Dio verso l’uomo. Dio è ansioso di scendere verso gli sventurati, non appena un’anima, fosse anche l’ultima, la più miserabile, la più deforme, è disposta ad acconsentire, Dio si precipita in lei per poter guardare ed ascoltare gli sventurati”.
Come affermava Dostoevskji: “Chi conosce la carità si spinge negli estremi territori della pietà; disposto a perdersi pur di salvare una sola scintilla umana dalla rovina”.
Per questo auspico che la nostra “Caritas”, sia capace di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei bisognosi della nostra diocesi e sia il cuore di ogni nostro progetto pastorale.
Vostro + Cristiano, Vescovo
Inaugurati i nuovi spazi di Casa Madre Teresa
Alla presenza delle autorità civili e militari, degli operatori e dei volontari della Caritas, sabato 22 febbraio il Vescovo di Saluzzo, Mons. Cristiano Bodo ha inaugurato i nuovi spazi di Casa Madre Teresa di Calcutta.
Il primo e il secondo piano della struttura di proprietà della Diocesi, in via Sant’Agostino 27, completano il progetto di un nuovo servizio della Caritas dedicato alla costruzione di comunità, una risposta concreta ai bisogni abitativi segnalati dal Centro d’Ascolto.
Un progetto sperimentale e ambizioso, che vedrà lavorare insieme un’équipe composta da operatori e volontari della Caritas, coordinata da Piero Bottiroli, referente del progetto, oltre alla presenza di un custode, Alessandro Carle, 22enne di Barge.
Prima della benedizione alla struttura e ai presenti, tra i quali l’ex Vescovo Guerrini, Mons. Cristiano Bodo ha ringraziato tutte le persone che si sono spese per la realizzazione dell’opera: “la vostra presenza dà significato ed importanza a questo luogo che prosegue il cammino di attenzione ai bisognosi, alle necessità del nostro territorio attraverso la collaborazione con la Caritas”.
“Casa Madre Teresa – ha detto il Vescovo – ha il suo significato in questa figura carismatica che ha incarnato la carità. Anche la simbologia di questo luogo è significativa: due braccia che formano una casa che dà certezza, sicurezza, calore. Due braccia che sono quelle di tutti coloro che si sono adoperati e si adopereranno perchè questo luogo sia sempre un luogo di accoglienza, dove trovare serenità, dove ci si può trovare a casa”.
Don Giuseppe Dalmasso, Direttore della Caritas, ha ringraziato tutte le maestranze che hanno preso parte ai lavori di ristrutturazione degli ultimi due piani, oltre agli operatori e ai volontari della Caritas, in primis il vicedirettore Carlo Rubiolo.
Don Dalmasso ha inoltre sottolineato l’importante e ferma volontà del Vescovo nell’avvio di questo progetto “dove ha voluto mettere in pratica il suo motto, preso da San Paolo, che dice “la carità non abbia limiti”. Come primo gesto concreto in Diocesi ha voluto che questa struttura, nel passato prima una fattoria poi una scuola e un centro di avviamento professionale, avesse ora una funzione sociale”.
I saluti dell’autorità cittadina sono stati portati dall’Assessora Fiammetta Rosso, con delega alle Politiche sociali, che ha ringraziato la Diocesi e la Caritas per l’attività “coerente e costante, portata avanti nel silenzio e nell’impegno quotidiano”, evidenziando come “ci siano opere tangibili che non hanno bisogno di parole aggiuntive. Siamo qui a completare una promessa fatta due anni fa di dare ospitalità e portare solidarietà alle persone più in difficoltà”.
Il Presidente Gianpiero Piola ha portato i saluti del Consorzio Monviso Solidale, accostando l’inaugurazione all’immagine di “tanti tasselli che si mettono vicini e che aiutano a creare la coesione sociale di cui c’è bisogno nel territorio”.
Dopo la cerimonia di inaugurazione, i presenti sono stati accompagnati da operatori e volontari della Caritas a visitare i tre piani della struttura. Al piano terra un dormitorio maschile in grado di accogliere 24 persone, 12 nel periodo invernale. Al primo piano una coabitazione con 4 stanze destinate a persone che necessitano di consolidare un percorso di autonomia lavorativa e abitativa, oltre ad una sala polivalente che sarà utilizzata per iniziative e corsi dedicati anche ad approfondire i temi dell’abitare sociale. Al secondo piano due alloggi destinati a famiglie in difficoltà, di cui uno già abitato da un nucleo con tre bambini piccoli.
Una nota di colore : i letti delle stanze appena inaugurate sono stati colorati dalle coperte donate dall’associazione Little Dresses for Africa – Italia. I quadrotti di lana sono stati realizzati grazie alla collaborazione tra volontarie provenienti da Piemonte, Calabria, Sicilia Lombardia e Veneto che hanno assemblato le coperte donandole poi alla Caritas di Saluzzo.