Coltivare orti e legami

Il 1° maggio per le famiglie eritree arrivate a Saluzzo grazie ai corridoi umanitari é stata una giornata di condivisione insieme ai giovani nuovi inquilini del cohousing sociale della Caritas e agli operatori di Saluzzo Migrante.

Il gruppo è stato coinvolto in una giornata alla scoperta di una preziosa realtà del territorio: La milpa orto collettivo.
L’appezzamento, nato più di cinque anni fa a Piasco, è coltivato attraverso il lavoro comune degli associati secondo i principi dell’agroecologia, con il 
recupero di sementi e coltivazioni tradizionali, in un reciproco scambio di saperi tra esperti e appassionati di orticoltura.

Le famiglie eritree hanno contribuito a mettere a dimora mais, fagioli e zucche mentre i tanti bambini della Valle Varaita hanno piantato e giocato insieme al coetaneo Ayiman.

Dopo i lavori nell’orto, altri momenti di condivisione per i partecipanti (una ventina) sono stati il pranzo comune e un’assemblea di presentazione e conoscenza reciproca.

Con la promessa di ripetere l’esperienza, il gruppo ha approfittato della giornata di sole per una tappa al fiume che per il piccolo Ayiman è stata la scoperta di un nuovo, diverso, ambiente rispetto al campo profughi in Etiopia dove è cresciuto prima dell’arrivo in Italia attraverso i corridoi umanitari.


Entra nella Casetta!

Vuoi fare un’esperienza di coabitazione, condivisione e servizio con altri giovani?
Stai cercando casa, ma non hai la possibilità di vivere per conto tuo?
Vuoi unire l’abitare e il partecipare … con qualche ora di volontariato?

 Candidati a entrare nella “Casetta”: il Cohousing sociale della Caritas di Saluzzo

 CHI STIAMO CERCANDO

INQUILINI ANNUALI almeno sino a dicembre 2019
Giovani donne e uomini, tra i 20 e i 35 anni, residenti o meno nel Saluzzese
Studenti, lavoratori o disoccupati.
A ognuno è richiesto un impegno di servizio volontario nella Caritas di Saluzzo, a seconda della disponibilità del singolo

DOVE

Il Cohousing Sociale si trova nella struttura dell’ex casello ferroviario a Saluzzo, in via Savigliano 30.

L’edificio ha due piani: al piano inferiore si trovano la cucina, un bagno e una stanza che può avere un uso polivalente (co-working, eventi con altri giovani, ospitalità); al piano superiore ci sono due stanze da letto e un bagno.

La “Casetta” ha un cortile d’entrata, mentre sul retro ci sono un giardino e un orto. Non è presente un impianto di teleriscaldamento, ma una stufa. Non è presente la linea telefonica o internet. 

QUANDO

Le candidature vanno presentate entro il 15 Aprile 2019.

Cerchiamo 2 persone da subito, un’altra da maggio per restare fino a dicembre (residenti annuali). Successivamente saranno disponibili altri 4 posti per inquilini temporanei per l’estate e l’autunno.

 COME

Per candidarsi scrivere a: info@saluzzomigrante.it

Per ulteriori informazioni: Andrea 328 216 7983

E L’AFFITTO???

A carico degli inquilini ci sarà un rimborso spese, simile ad un affitto calmierato in base alle proprie disponibilità. 

I VALORI DELLA “CASETTA”

Agli inquilini, il Cohousing sociale propone di:

  • creare e condividere momenti di quotidiani di convivialità
  • progettare insieme attività nelle aree esterne (giardino, orto, allestimento spazi…)
  • progettare e realizzare momenti (eventi, attività) aperti alla cittadinanza e agli altri giovani
  • impegnarsi ad acquistare prodotti etici, tramite l’adesione al Gruppo di Acquisto solidale di Saluzzo oppure prodotti da filiera
    corta e preferibilmente evitando la grande distribuzione organizzata (es. botteghe equosolidali, mercati locali …)
  • impegnarsi a ridurre gli sprechi, l’impronta ecologica dei propri consumi e di quelli energetici della “Casetta”, rispettare le aree verdi e fare la raccolta differenziata dei rifiuti

essere disponibili a prestare ore di volontariato nei servizi della Caritas, in occasione di eventi e incontri di sensibilizzazione 


L'integrazione passa dall'istruzione

Il percorso di accompagnamento delle famiglie eritree, arrivate dall’Etiopia e accolte a Saluzzo grazie al progetto dei “Corridoi Umanitari” della CEI, si snoda attraverso tappe significative. Tra queste, la possibilità di studiare.

Alazar ha iniziato in questi giorni l’Università, mentre Abigayl, sua sorella, sta affrontando con cura ed entusiasmo la terza settimana di scuola superiore a Saluzzo. I professori volontari che l’hanno preparata durante tutta l’estate la sostengono nell’apprendimento delle materie per lei più difficili, come francese e psicologia.

Il piccolo Ayiman, è al primo giorno di asilo: il grembiule azzurro è immacolato e ha scoperto che le tasche possono contenere moltissime macchinine.

I genitori di entrambe le famiglie stanno per iniziare nuovamente la scuola di italiano promossa dal CPIA Cuneo-Saluzzo e i corsi di formazione professionale. Sono consapevoli che solo attraverso l’apprendimento della lingua italiana e di nuovi mestieri sarà possibile costruire un futuro autonomo e integrarsi nel tessuto sociale ed economico della città.

Questi nuovi inizi realizzano il sogno di genitori partiti da lontano per salvare i propri figli ancora in vita, per permettere loro di studiare, vivere in pace e organizzare il proprio futuro.

Come Caritas di Saluzzo auguriamo ad Alazar, Abigayil, Ayiman e a tutti gli studenti che sono tornati in classe un buon anno scolastico. Istruirsi non è un privilegio di pochi: è un diritto di tutti.

Un ringraziamento particolare va al Rotary di Saluzzo  (http://www.rotarysaluzzo.it) che ha sostenuto nel 2018 il progetto formativo dei giovani.

“Che sia l’ultima volta che un bambino o una bambina spendono la loro infanzia in una fabbrica.
Che sia l’ultima volta che una bambina è costretta a sposarsi.
Che sia l’ultima volta che un bambino innocente muore in guerra.
Che sia l’ultima volta che una classe resta vuota.
Che sia l’ultima volta che a una bambina viene detto che l’istruzione è un crimine, non un diritto.
Che sia l’ultima volta che un bambino non può andare a scuola.
Diamo inizio a questa fine. Che finisca con noi. Costruiamo un futuro migliore proprio qui, proprio ora.”

Malala Yousafzai

 


Casa Madre Teresa: i primi ospiti

Dal mese di luglio l’accoglienza e l’assistenza sanitaria di persone particolarmente vulnerabili hanno vista attiva anche la nuova struttura di Casa Madre Teresa, gestita dalla nostra Caritas in via Sant’Agostino 27.

I primi ospiti sono già arrivati a Casa Madre Teresa: un nuovo passo, fondamentale, per permettere una presa in carico efficace, dal punto di vista alloggiativo e sanitario.

A Casa Madre Teresa ci sono storie come quella di L. che si è ammalato di broncopolmonite e, pur continuando a lavorare, sta seguendo una terapia che sarebbe poco utile se continuasse a dormire a terra su un cartone, all’aperto, lavandosi con acqua fredda.

Ci sono storie come quella di M., precedentemente accolto al PAS (Prima Accoglienza Stagionali), al quale è stata diagnosticata una neurofibromatosi e necessita di un luogo privato dove poter ricominciare a prendersi cura di sé, procedendo con adeguati controlli e cure mediche.

I servizi di assistenza sanitaria offerti dalla nostra Caritas, come quello a Casa Madre Teresa e l’Ambulatorio, sono tutti realizzati grazie alla collaborazione con la Fondazione San Martino, l’ASL CN1, gli sportelli amministrativi e sanitari del territorio, il Consorzio Monviso Solidale e i numerosi volontari che rispondono ad ogni chiamata.

 


Cinque mesi di corridoi umanitari

27 febbraio 2018 – 27 luglio 2018: 5 mesi insieme alla famiglia Solomon arrivata dall’Eritrea a Saluzzo grazie ai corridoi umanitari.

Il loro percorso verso l’integrazione passa anche attraverso i sentieri di montagna. I figli Alazar e Abigayl, alcuni insegnanti e giovani volontari mercoledì 1 agosto hanno raggiunto il rifugio Quintino Sella, all’ombra del Monviso.

In questi mesi si è camminato insieme, passo dopo passo, nella costruzione di quel processo complesso che è l’integrazione: l’accoglienza come strumento di autonomia e inserimento sociale, l’educazione all’intercultura come risorsa per il territorio e le comunità locali, la condivisione di valori e la riscoperta di diritti.

Quando si cammina in montagna, nessuno resta solo. La borraccia è piena di acqua per sé e per gli altri. Il camminatore più debole è in mezzo al gruppo, si va al passo del più lento. Il camminatore più esperto mostra la via, guida con cura e silenzio.

Al ritorno, nessuna traccia del passaggio rimane sulla montagna. Resta il vissuto di un’esperienza di comunità che è dialogo, scoperta di sé e degli altri, pienezza di vita.

Lungo la strada Alex e Aby non riescono a sgomberare la mente da ciò che è stato il loro passato, raccontano e fanno domande. Nei loro occhi c’è anche, sempre, un po’ di nostalgia, la voglia di tornare, un giorno, nella loro splendida terra: l’Eritrea. I loro genitori intanto li aspettano a casa, a Saluzzo, curando l’orto. Controllano l’albero di pere, nel giardino, raccontando quanto è succoso un avocado, quando si raccolgono i manghi, come far seccare le spezie.

Andare in montagna comporta la fatica della salita: ogni passo è sacrificio e bellezza, impegno, tenacia. Si conquista la vetta con la sola forza delle proprie gambe e dell’incoraggiamento dei compagni di cammino.

Ancora non può sapere dove ci porterà questo “viaggio condiviso di accoglienza”: cinque mesi sono già passati.

Oggi si brinda con l’acqua del Po che Alex e Aby hanno preso alla sorgente, al Pian del Re.

Grazie agli insegnanti, che ogni settimana dedicano ore all’insegnamento della lingua italiana, alla preparazione di Abigayl per la quarta superiore e di Alazar per il test di scienze infermieristiche.

Grazie a Silvia e a chi segue le necessità sanitarie della famiglia. Grazie a Bruno, a Maurizio, al loro vicino di casa saluzzese per la pazienza degli insegnamenti sull’orto e le mani sporche di terra.

Grazie alle signore che condividono le ricette con la loro mamma eritrea. Grazie a chi ha portato un vestito, un libro, un saluto, un consiglio. Grazie alla città di Saluzzo, alle nostre piccole comunità, a Caritas Italiana.

Per chi volesse gustare un caffè eritreo: scriveteci a caritas@saluzzomigrante.it !


Casa Madre Teresa, un luogo di cura e protezione

Si chiama Casa Madre Teresa di Calcutta il progetto di accoglienza, partito un anno fa a Saluzzo, che sarà inaugurato sabato 28 luglio alle 11 in via Sant’Agostino 27, alla presenza del Vescovo Monsignor Cristiano Bodo che ha fortemente sostenuto l’iniziativa, dedicandola alla suora simbolo dell’impegno per gli ultimi.

La struttura, realizzata al pian terreno dell’Ex-IAL (Istituto Addestramento Lavoratori) adiacente al cortile del Seminario, offrirà 24 posti letto suddivisi in due camerate, destinati non solo ai migranti che ogni anno arrivano in zona per cercare lavoro nella raccolta della frutta, ma a tutte le persone in situazioni di grave vulnerabilità.

L’obiettivo è intervenire con urgenza per dare una risposta immediata sia alle precarie condizioni abitative dei migranti non residenti sul territorio, ma anche a categorie particolarmente fragili come i minori, i malati, le vittime di sfruttamento lavorativo, della tratta o persone colpite da gravi reati.

Casa Madre Teresa nasce quindi come progetto di sostegno che possa evitare l’aggravarsi di condizioni precarie, intervenendo in un’ottica protettiva, attivando così una presa in carico a 360° della persona.

La struttura, realizzata in locali concessi dal Seminario vescovile, oltre ai 24 posti letto, comprende uno spazio comune allestito con un’area cucina/refettorio e una lavanderia, uno spazio di convivialità, socialità e cura. Qui gli ospiti potranno trovare un luogo pensato per dare dignità, dove dovranno provvedere essi stessi alle pulizie e alla preparazione dei pasti.

Un progetto importante per i giovani di Saluzzo Migrante, che si affianca al quotidiano lavoro di supporto e informazione con l’Infopoint.

Da sottolineare che Casa Madre Teresa offrirà un luogo temporaneo di accoglienza, limitato ad alcuni giorni o settimane, che non si vuole sostituire al Pas (il dormitorio creato dal Comune di Saluzzo e dalla Regione nell’ex caserma Filippi), né all’accoglienza diffusa o alle sistemazioni fornite dalla Coldiretti. Casa Madre Teresa sarà rivolta a coloro che vivono una problematica di alta vulnerabilità. Gli ospiti potranno essere segnalati dal Progetto Presidio della Caritas di Saluzzo o dallo sportello medico in corso Piemonte 63, ma anche dall’ospedale o dal Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale.

Casa Madre Teresa sarà custodita 24 ore al giorno per servizi di emergenza anche notturni, inoltre ogni martedì pomeriggio i giovani di Saluzzo Migrante contribuiranno alle pulizie insieme agli ospiti, mentre una cooperativa di Fossano si occuperà del cambio della biancheria.

Cura e protezione sono le parole chiave di questo nuovo luogo, che nasce per creare nuove autonomie. Casa Madre Teresa è fatta di “muri” non per dividere, ma per creare comunità.

[fotografia di copertina di Pietro Battisti]