Intervento del nostro Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo sul ruolo della Caritas.
Nella Genesi si legge che Dio, creando il mondo, vide che tutto era bello, che tutto era buono. L’origine del mondo e della sua bellezza consiste nel manifestare la bontà infinita di Dio. Dio pertanto creò l’uomo “a sua immagine e somiglianza”, chiamandolo ad entrare in comunione con il suo eterno pensiero di bontà e di amore.
Cristo è la manifestazione di questo amore eterno di Dio; per questo il buono fa binomio con il bello; se il bello ci fa buoni, a nostra volta diventiamo capaci di trasmettere bontà e dunque bellezza agli altri.
Ecco perché i laici cristiani hanno bisogno continuamente di convertirsi a Dio che è amore. Solo i cristiani impegnati nei diversi campi della nostra società mirano al cambiamento della vita per aderire a Cristo e diventano capaci di dono, in quanto entrano nell’orizzonte della carità verso il prossimo in modo da coinvolgere tutta la propria persona.
I laici cristiani diventano così collaborativi con il progetto di Dio, per far sì che Lui possa abitare nell’esperienza di ogni uomo. La miseria, l’indigenza per i cristiani vanno affrontate concretamente, cercando di condividere il “pane”, al fine di aprire la via nel segno della gratuità senza nulla pretendere in cambio.
Nella visione paolina di Chiesa, come descritta nella lettera ai Corinzi i carismi sono un “dono”, radicati nella gratuità dello Spirito e modellati sulla ministerialità di Cristo. Ci sono, infatti, laici cristiani impegnati nell’azione politica; ci sono altri che amano Cristo mettendosi a disposizione degli ultimi; ci sono infinite modalità di risposte secondo i carismi ricevuti che diventano a loro volta dono.
L’amore per Dio e per il prossimo si richiamano vicendevolmente: l’uno autentica l’altro. Non c’è amore per Dio senza amore per il prossimo; e viceversa.
Lo diceva con efficacia Simone Weil: “L’amore per il prossimo è l’amore che scende da Dio verso l’uomo. Dio è ansioso di scendere verso gli sventurati, non appena un’anima, fosse anche l’ultima, la più miserabile, la più deforme, è disposta ad acconsentire, Dio si precipita in lei per poter guardare ed ascoltare gli sventurati”.
Come affermava Dostoevskji: “Chi conosce la carità si spinge negli estremi territori della pietà; disposto a perdersi pur di salvare una sola scintilla umana dalla rovina”.
Per questo auspico che la nostra “Caritas”, sia capace di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei bisognosi della nostra diocesi e sia il cuore di ogni nostro progetto pastorale.
Vostro + Cristiano, Vescovo