Progetto Ubuntu: parla il Vescovo

Riportiamo di seguito il messaggio del Presidente della nostra Caritas, Mons. Cristiano Bodo, di cui è stata data lettura giovedì 15 luglio in occasione della presentazione del progetto “UBUNTU – Io sono perché noi siamo (in lingua bantu)” promosso dal Comune di Saluzzo (capofila), in collaborazione con il Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale e la Caritas diocesana di Saluzzo. Il progetto, avviato dal giugno 2021, si concluderà a dicembre 2022 grazie al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRC e Fondazione De Mari attraverso il bando “Territori Inclusivi”.

Il progetto punta all’integrazione delle persone con background migratorio attraverso azioni inerenti la comunicazione, il sostegno all’inserimento abitativo e la formazione di volontari e operatori del terzo settore.

“Nelson Mandela scrisse che “In Africa esiste un concetto chiamato Ubuntu, il cui senso profondo è che noi siamo uomini solo grazie all’umanità altrui e che se, in questo mondo riusciamo a realizzare qualcosa di buono, il merito sarà in egual misura anche del lavoro e delle conquiste degli altri”

Sempre Mandela affermò che “Una persona che viaggia attraverso in Africa se si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”

Ubuntu è un’etica dell’Africa sub-Sahariana dalla quale provengono la maggior parte dei braccianti agricoli che ogni anno raggiungono il Saluzzese per la raccolta stagionale della frutta e che rappresentano la maggior parte delle persone con background migratorio presenti nel nostro territorio.

Questa etica, che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche tra le persone, sulla “benevolenza verso il prossimo” come dal suo significato in lingua bantu, è una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro, che molto ha a che fare con la missione della nostra Caritas.

Nell’ambito di questo progetto, la Caritas diocesana di Saluzzo intende portare avanti, in sinergia con il Comune (in qualità di capofila) e il Consorzio Monviso Solidale, una serie di azioni volte a creare le precondizioni (dal punto di vista della comunicazione, dell’integrazione abitativa e della formazione di operatori e volontari del terzo settore) affinché la nostra comunità sia pronta a maturare lo spirito di Ubuntu.

Il motto «Io sono perché noi siamo» ci esorta a sostenerci e aiutarci reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei diritti, ma anche dei doveri, poiché è una spinta ideale verso il riconoscimento di un legame comune, che genera comunità.

Il concetto di Ubuntu, che attraverso Mandela è divenuto uno dei principi fondamentali della nuova repubblica del Sud Africa, è lo stesso connesso con l’idea di un Rinascimento Africano che non pare molto lontano dallo spirito di ricostruzione che respiriamo nel periodo Covid.

La necessità di costruire una comunità inclusiva, per la nostra Caritas punterà sull’inclusione e l’autonomia abitativa delle persone migranti coinvolte nel progetto, attraverso l’attivazione di una rete fatta da operatori e volontari, formati attraverso azioni sinergiche con il Consorzio Monviso Solidale. Queste persone saranno accompagnate, attraverso forme di intermediazione immobiliare solidale e sussidi all’affitto, verso una stabilizzazione della loro presenza, che possa consentire anche una mutazione del racconto e della percezione delle persone migranti nella popolazione saluzzese, grazie alle azioni di cambiamento narrativo poste in essere con il Comune.

Creare un territorio inclusivo, per la Caritas diocesana di Saluzzo, significa costruire le condizioni affinché le persone migranti possano esprimere se stesse, sradicare stereotipi e pregiudizi attraverso azioni di comunicazione mirate alla popolazione locale ed ai professionisti del settore, inserire le persone migranti nel tessuto socio-economico attraverso il lavoro, la casa, relazioni di aiuto significative.

Grazie alle risorse messe a disposizione dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRC e dalla Fondazione De Mari attraverso questo progetto, la Caritas diocesana proverà con i suoi operatori e volontari ad essere parte attiva di quella comunità che, grazie ad una rete sinergica, potrà costruire un cambiamento inclusivo del territorio.

Ubu significa “ciò che avvolge, l’unità”, “essere”. Ntu rimanda all’azione dello sviluppare, del divenire. La Caritas diocesana, in questo progetto, vuole provare a diventare una parte di un’unità (fatta da tanti soggetti) che possa sviluppare una costruzione del senso di comunità sempre più inclusivo verso chi ha scelto, per motivi di vita, lavoro, relazioni, di diventare parte di questo territorio.”