Carlo Rubiolo è il nuovo direttore

È stata ufficializzata nella mattinata  di  lunedì  12  ottobre  la  nomina  di  Carlo  Rubiolo  a nuovo direttore della Caritas Diocesana di Saluzzo.

Il Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo, ha motivato questa scelta alla luce del cammino diocesano che si sta compiendo in questi anni. Nella Lettera “Fraternità in cantiere” viene infatti sottolineata l’importanza della ministerialità laicale. “Visto che Carlo da anni collabora ed ha una formazione chiara e precisa della Caritas – sottolinea il Vescovo – ho pensato di nominarlo direttore proprio in quest’ottica, dimostrando la fondamentale necessità della presenza del laicato anche nel servizio ai più bisognosi e a coloro che chiedono aiuto. Per questo ho domandato la sua disponibilità che è stata accolta e quindi ho pensato proprio di nominare un laico e non un sacerdote. Inoltre, da qualche settimana all’interno della Caritas è arrivato padre Andrea Nico Grossi dei Frati Minori che collabora nei servizi quindi una figura spirituale e religiosa vi è già”.

Carlo Rubiolo, 72 anni, ex docente di scuola media, è entrato a far parte della Caritas come volontario dopo il   pensionamento, in particolare diventando referente  del   Centro  di Ascolto  Diocesano.  All’inizio del 2020 era già stato  individuato  come  vicedirettore  della Caritas, incarico che ha svolto al fianco del direttore Don Giuseppe Dalmasso fino al mese di settembre.

Negli anni il suo impegno si è concretizzato nel sostegno agli ultimi ed è proprio questa caratteristica che gli è valsa il premio consegnatogli a settembre dall’Associazione americana “Psychologists for Social Responsibility”, con il Premio Internazionale “Andreina Blua” destinato a chi si impegna a persone attive nella solidarietà sociale.

“Ringrazio il Vescovo per la fiducia che mi ha accordato – sottolinea Rubiolo -, ma la prospettiva di sostituire Don Beppe non può non preoccuparmi, considerato che mi mancano la profondità della sua ispirazione religiosa, le sue capacità relazionali, la sua inesauribile generosità. Farò come si fa camminando in montagna nella neve: metterò i miei piedi nelle sue orme, per non sbagliare.”

Don  Giuseppe  Dalmasso,  nominato  direttore  della  Caritas  nel  2009  dall’allora  Vescovo Guerrini e da anni sacerdote nelle parrocchie dell’alta Valle Maira, è stato riassegnato alle parrocchie  della  Valle  Bronda  e  alla  Chiesa  di  Sant’Agostino  a  Saluzzo.  Proprio  a  questo proposito, Monsignor Bodo aggiunge con affetto: “Sicuramente il nostro Don Beppe, che ora è parroco di Sant’Agostino a pochi metri dalla Caritas, penso che ogni tanto farà visita sentendone la mancanza”.

“Dopo 12 anni – commenta lo stesso Don Dalmasso – passo il testimone a Carlo Rubiolo, che dal momento del suo arrivo come volontario ha vissuto e condiviso con me il  cammino della Caritas e le particolari sfide del territorio saluzzese. Le migrazioni degli ultimi 10 anni ci hanno messo alla prova, in quanto non eravamo preparati ad accogliere e sostenere queste persone, ma attraverso la generosità di Carlo e tanti altri volontari siamo riusciti ad essere un piccolo segno di accoglienza e carità.

Carlo ha sempre lavorato in prima persona, sin dai tempi in cui i primi stagionali dormivano nei vagoni deragliati della stazione di Saluzzo. Tutto è iniziato lì poi grazie ai giovani ed al loro “sangue nuovo” i volontari delle prime ore si sono rimessi in gioco con nuove iniziative. Ringrazio Carlo, di cuore, per questa disponibilità e gli auguro di portare avanti il mandato conto forza di spirito. Mi auguro che tutti i volontari possano continuare a lavorare con lui così come hanno fatto con me”.

Sul  ruolo attuale e  futuro della  Caritas, alla luce  di  un contesto  profondamente  cambiato dal  Covid-19,  il  Vescovo  evidenzia:  “è  importante  che  la  Caritas  sia  attenta  alle  nuove situazioni  che  si  sono  create  dopo  la  pandemia  perchè  ci  sono  nuovi  poveri,  proprio guardando  a chi  ha  perso  il lavoro, a chi  ha  un solo  reddito. Bisogna  anche  pensare di riorganizzarsi tenendo presente che chi è nel bisogno non è il “solito di prima”, ma ci sono famiglie   che   prima   riuscivano   a   camminare   con   dignità   nella   normalità   ed   ora purtroppo hanno bisogno di un sostegno. Dall’altra parte bisogna anche avere la visione dell’“andarli a cercare” perché molte di queste persone, ora fragili, spesso si vergognano a   bussare   alla   Caritas:   sarà   importante   in   questo   senso   il   ruolo   dei   parroci   che, attraverso  le  Caritas  parrocchiali  e  quella  diocesana,  dovranno  cercare  di  sostenerle tenendo conto dell’aspetto della dignità”.