Ostacoli e speranze (parte 2)

Oggi la casa della famiglia di Rama e Mengstab è Saluzzo dove i primi nomi che hanno imparato sono Virginia, Alessandro, Gioele (gli operatori della nostra Caritas che li hanno portati qui tre anni fa), insieme a quelli dei volontari (Paola, Stefano, Graziella e Piero). In città da qualche mese li abbiamo aiutati a cambiare casa, per aggiungere una stanza per il nuovo nato. “Nostro figlio più grande – racconta Rama – chiama “nonna” Graziella” (un’ex insegnante che l’ha aiutata con l’italiano). Dopo tre anni il loro percorso verso l’integrazione è tutt’altro che privo di difficoltà.

LEGGI LA PARTE 1 “DA PROFUGHI AD ACCOLTI”

Il primo ostacolo è la lingua (lei ha ottenuto la licenza media ed entrambi hanno seguito i corsi al C.P.I.A.) poi la ricerca del lavoro (Rama ha frequentato un corso sulla somministrazione e uno sull’accoglienza in strutture ricettive, suo marito invece sta prendendo la patente e attraverso la Caritas ha trovato un tirocinio di 4 mesi presso una ditta di elettronica, ma è stato l’unico impiego di quest’anno, così due volte a settimana fa il volontario nell’Emporio della Solidarietà).

A questi si aggiungono i problemi con i documenti: il passaporto di lei (che sta rinnovando un permesso di ricongiungimento famigliare con il marito e i figli, tutti titolari dello status di rifugiati politici / asilo) è stato smarrito in Sicilia e il rimpallo tra le Questure blocca la richiesta di rinnovo (“senza documenti è come stare in prigione” dicono, aggiungendo “vogliamo rimanere qui, ma prima dobbiamo aggiustare il passaporto”).

Un punto fermo per il loro presente e futuro è la scuola : “è importante per i bambini – dicono – e anche per noi, per imparare la lingua” così come l’aiuto di Caritas : “conosciamo delle famiglie – raccontano – persone di Caritas, di Saluzzo, sono sempre tutti molto gentili con noi”.

L’integrazione, invece, passa attraverso la relazione con le persone e le opportunità di frequentare la comunità. Rama ha conosciuto, ad esempio, l’Associazione Penelope che l’ha coinvolta nelle sue attività, vista la sua passione per il telaio e il cucito.

La speranza, questa volta nostra, è che i loro Paesi d’origine possano finalmente conoscere la pace che hanno iscritto nel nome del loro ultimo figlio. E per loro, che si aprano nuove opportunità di inclusione attraverso il contatto con la comunità saluzzese, oltre a nuove prospettive di lavoro.

La nostra Caritas è sempre alla ricerca di volontari che vogliano sostenere percorsi di accoglienza come i “Corridoi Umanitari”. Per chi volesse conoscere questa famiglia e aiutarli in qualche modo (nella ricerca di un impiego, con qualche ora di chiacchierate in italiano o semplicemente organizzando una gita insieme per scoprire il territorio) può scriverci a info@caritassaluzzo.it