Inaugurata Casa Santa Chiara
"Sappiamo che nella nostra società c'è il bene, ma c'è anche il male. E il male purtroppo fa più notizia del bene. Forse questa goccia, come diceva Madre Teresa di Calcutta, non farà notizia, ma questo poco importa. Ciò che conta è che può essere un luogo di accoglienza e sostegno per donne che hanno bisogno di ricominciare. Per questo abbiamo voluto intitolare questo luogo ad una grande donna, che ha dovuto combattere per la sua vocazione".
Le parle del Vescovo Cristiano Bodo e del Direttore Carlo Rubiolo hanno accompagnato sabato 3 dicembre l'apertura delle porte di Casa Santa d'Assisi, nuova struttura di accoglienza della Caritas diocesana di Saluzzo in via Fiume 11.
Il cohousing, realizzato grazie ai fondi 8x1000 di Caritas Italiana ed al sostegno della Fondazione CRC, sarà dedicato ad aiutare in modo specifico donne in situazioni di fragilità socio-economica, vittime di abusi, violenza, maltrattate. Un luogo per dare speranza, per restituire fiducia in se stesse e nelle proprie possibilità, un riparo temporaneo per costruire le basi di una ripartenza verso l'autonomia.
All'inaugurazione erano presenti numerose volontarie e volontari della Caritas diocesana che il Direttore Rubiolo ha ringraziato, insieme alla presidente dell'Associazione Avass Tiziana Drago ed ai professionisti che si sono spesi anche pro bono per effettuare i lavori, allestire e rendere sicure e confortevoli le sette stanze e gli ambienti comuni (cucine e bagni) che accoglieranno fino a 15 donne, anche con figli.
Particolarmente significativa è stata la presenza dell'Assessora alle Pari Opportunità Attilia Gullino, del capitano dei Carabinieri Davide Basso, le operatrici del Consorzio Monviso Solidale, le volontarie delle Associazioni Mai+Sole e Penelope a testimonianza del grande lavoro in rete che la Caritas diocesana ha svolto e continua ad auspicare sul territorio per la buona riuscita di queste progettualità.
Dal 2023 speriamo che Casa Santa Chiara d'Assisi diventi un luogo sicuro e protetto in cui offrire speranza a queste donne. Speriamo che queste stanze rimangano sempre vuote: questo significherebbe che siamo arrivati ad un livello di civiltà che tutti auspichiamo
ha detto il Direttore Carlo Rubiolo, aprendo poi le porte al cohousing che è stato attrezzato all'interno con arredi, mobili ed elettrodomestici per lo più recuperati dal Servizio Mobili della Caritas e decorato con murales e tessuti realizzati da Valeria Cardetti, illustratrice che ha ideato il logo di questo nuovo servizio, ispirandosi alla Porziuncola che si trova all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, luogo in cui Santa Chiara venne accolta dopo la sua scelta di rinuncia e povertà.
Per informazioni su Casa Santa Chiara: Centro di Ascolto Caritas diocesana
Apre Casa Santa Chiara
Porterà il nome di Santa Chiara d’Assisi il nuovo cohousing femminile che la Caritas diocesana inaugurerà sabato 3 dicembre alle ore 9 in via Fiume 11 a Saluzzo.
Il progetto, che offrirà 15 posti, nasce in sinergia con le Associazioni Penelope di Saluzzo e Mai+Sole di Savigliano che si occupano di sostenere donne maltrattate ed in situazioni di fragilità.
I locali sono stati messi a disposizione da enti diocesani che hanno così permesso di creare un luogo dedicato esclusivamente alle donne. Grazie ai fondi dell’8x1000 di Caritas Italiana e ad un contributo specifico della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, la Caritas diocesana, supportata nella gestione dei suoi servizi dall’Associazione AVASS, ha realizzato numerosi interventi di adeguamento, ancora in corso. Come spiega il Direttore Rubiolo:
“Abbiamo acquistato gli arredi necessari, installato una cucina comune e rimesso a nuovo le stanze. Speriamo che questa struttura possa dare sollievo a donne in situazioni di estrema fragilità, permettendo periodi di accoglienza anche lunghi grazie ad un gruppo di volontari chiamati “Custodi” ".
Il Vescovo, Monsignor Bodo, che benedirà i locali, sottolinea:
“Per il nostro territorio è importante che anche le donne abbiano un luogo dove trovare alloggio e un aiuto a ripartire. Un luogo che le porti a riappropriarsi di quell’ottimismo e quelle energie necessarie ad affrontare la vita con più serenità e con il desiderio di ripartire. Santa Chiara è stata una donna coraggiosa, capace di andare contro tutti e tutto per seguire la propria vocazione. Così auspico che le ospiti ritrovino qui la forza per riprendere il bandolo della loro vita”.
Il logo di questo nuovo servizio, ideato dall’illustratrice Valeria Cardetti, si ispira alla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, luogo in cui Santa Chiara venne accolta dopo la sua scelta di rinuncia e povertà.
Per informazioni: info@caritassaluzzo.it
Saluzzo Migrante: i dati annuali
Anche quest'anno pubblichiamo i dati relativi all'attività svolta dal progetto Presidio "Saluzzo Migrante". I dati fanno riferimento al periodo che va da aprile ad ottobre del 2022 e riguardano gli accessi ai diversi servizi realizzati a supporto dei lavoratori stranieri che arrivano nel Saluzzese per la raccolta stagionale della frutta.
Tra questi ricordiamo: l'Infopoint per il supporto amministrativo, legale, l'orientamento ai servizi del territorio e la compilazione dei curricula, la Boutique du Monde per la distribuzione di vestiario, scarpe, materiale antinfortunistico e per la mobilità (es. luci, giubbotti catarifrangenti...), la Cicliofficina per la riparazione delle biciclette, le Docce, le strutture di accoglienza temporanea come Casa Madre Teresa di Calcutta e Casa Monsignor Bona.
Le slide si possono scaricare qui in formato .pdf - Dati Annuali Saluzzo Migrante 2022
Il Direttore della Caritas diocesana, Carlo Rubiolo:
La pubblicazione di questi dati è anche un'occasione per la nostra Caritas di ringraziare tutti i volontari e le volontarie senza i quali non sarebbe possibile garantire la regolare apertura dei servizi durante l'anno. A loro va un sentito ringraziamento per l'impegno e la costanza, l'umanità e la passione con i quali incontrano ogni giorno le persone aiutate dalla nostra Caritas
Vino solidale per Saluzzo Migrante
Si chiama "Errante" il vino solidale nato dalla collaborazione tra la Caritas diocesana di Saluzzo e l'azienda agricola Braccia Rese di Busca.
Creata nel 2020 da tre giovani intraprendenti (Giovanni, proprietario della tenuta di famiglia, Elia, designer interessato a tornare ad uno stile di vita più a contatto con la natura e Livio, enologo e grande appassionato di vini) l'azienda ha prodotto un vino in edizione limitata i cui proventi saranno donati ai servizi della Caritas a favore dei braccianti agricoli stranieri.
Sono 1.100 le bottiglie ricavate dal vitigno "Neretta Cuneese", impreziosite da un'originale etichetta disegnata dall'illustratrice Valeria Cardetti che cura la veste grafica del progetto "Saluzzo Migrante" avviato nel 2014 su stimolo di Caritas Italiana.
Da allora l'Infopoint e i servizi collegati (Ciclofficina, Boutique du monde, Ambulatorio Medico ...) offrono un aiuto materiale (cibo, vestiti, scarpe, biciclette e riparazioni...) e un supporto legale, amministrativo, sociale alle centinaia di braccianti di origine sub-sahariana che ogni anno arrivano nel Saluzzese per lavorare nella raccolta stagionale della frutta.
Spiega Elia di Braccia Rese:
"Abbiamo prodotto 1.100 bottiglie di vino "Errante". La nostra idea è di donare 1€ per ogni bottiglia venduta al progetto "Saluzzo Migrante". Vogliamo sostenerlo con una donazione di almeno 1.000€, ma la speranza è di fare in modo che la cifra possa essere più alta. Il vino "Errante", oltre ad eventi e appuntamenti che promuoveremo anche insieme alla Caritas di Saluzzo, sarà disponibile presso attività della zona (ristoranti/enoteche) che credono nei vini naturali, fra Cuneo e Torino, ma anche in tutta Italia attraverso canali che abbiam attivato (in Puglia ad esempio abbiamo una piccola distribuzione, vista la vicinanza con le tematiche sulle quali cerchiamo di porre l’attenzione. Inoltre siamo presenti al momento in modo sparso in tutta italia e anche in alcuni stati esteri".
Per la Caritas diocesana questa collaborazione rappresenta una nuova modalità per porre l'accento sulla presenza fondamentale di queste persone nel sistema agricolo locale.
Continua Elia di Braccia Rese:
"Il vitigno "Neretta Cuneese" richima ad una vite che “migra”, si adatta, cresce in mezzo alle altre piante. Si tratta di una varietà da sempre presente nelle vecchie vigne delle colline cuneesi, ma mai valorizzata in quanto vitigno secondario non di pregio.
Il vino è un bene di lusso, del quale noi tutti potremmo farne a meno, e che ha il dovere (almeno, secondo noi di Braccia Rese) di farsi carico di temi e valori con ricaduta sociale, cosi da non essere un qualcosa di fine a se stesso, ma in grado di veicolare messaggi e porre maggiore attenzione su alcuni temi".
Di qui la scelta del nome "Errante" che riprende lo spirito di "Saluzzo Migrante", un progetto che si impegna anche a raccontare storie e vite di uomini e donne che migrano dall’Africa al sud Italia, dal sud Italia al Saluzzese, che lavorano a contatto con la terra e per farlo si spostano continuamente, con la bicicletta.
Per informazioni sul progetto "Saluzzo Migrante" : caritas@saluzzomigrante.it
Per informazioni su dove e come acquistare il vino "Errante" : info@bracciarese.com oppure 345 2653022 (Elia)
Volontari per Saluzzo Migrante
La Caritas saluzzese ha bisogno di aiuto per la gestione dei servizi di accoglienza a favore dei migranti stagionali.
Cerchiamo volontari e volontarie maggiorenni che ci diano una mano nel momento dei pasti nella Mensa di Casa Bona in corso Piemonte 63, per il servizio docce, per la distribuzione di generi di prima necessità attraverso la "Boutique du monde", per la riparazione delle biciclette nella "Ciclofficina".
Chi vuole dedicare un po’ di tempo a questo impegno di solidarietà e di fratellanza può scrivere a caritas@diocesisaluzzo.it o telefonare al Direttore Carlo Rubiolo (cell. 333 6504439) oppure ai numeri del Presidio Saluzzo Migrante (cell. 380 6910580 - cell. 334 1197296)
Alleviare la sofferenza
Martedì 26 ottobre in piazza Battisti 1 a Saluzzo, nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia di Sant’Agostino, la Caritas di Saluzzo ha inaugurato il suo nuovo Ambulatorio Odontoiatrico. Alla presenza del Vescovo Cristiano Bodo e del Vicario Don Giuseppe Dalmasso, del Sindaco Mauro Calderoni, del nuovo Comandante dei Carabinieri Basso e del Comandante della Stazione, oltre all’ex parroco di Sant’Agostino, Mons. Oreste Franco, operatori e volontari della Caritas, il Direttore Carlo Rubiolo ha ricordato il senso di questa nuova iniziativa
“Il mal di denti è un segno della diseguaglianza. Di fronte a questa, molte persone fanno finta di niente, pensano sia un elemento utile alla società, altri non la sopportano, ma aspettano che arrivi qualche aiuto a migliorare le cose, altri invece cercano di fare qualcosa di utile. Una di queste persone è il nostro amico, il dott. Sandro Dutto che da anni ci aiuta ad affrontare questo problema nel suo studio insieme al collega Serravalle. Quando è andato in pensione ha deciso di farci un regalo, donando alla nostra Caritas tutta l'attrezzatura e il materiale necessario per il funzionamento”.
Rubiolo ha poi ringraziato l’Ingegner Fulchero “che ci ha aiutati ad arrivare in porto col suo amichevole contributo, importantissimo per dirimere tutte le pratiche necessarie ad aprire l'ambulatorio” e le maestranze che hanno collaborato alla ristrutturazione dei locali e alla loro messa a norma (ad esempio con la creazione di una pedana per l’accesso ai disabili), oltre al dott. Ghigo (Presidente del Distretto santuario e della Commissione provinciale che sovrintende agli ambulatori).
“Non è un ambulatorio-odontoiatrico "normale” - ha sottolineato Rubiolo - non vuole certo fare concorrenza ai privati, ma vuole togliere il dolore alle persone in sofferenza che arrivano al nostro Centro di Ascolto. Si interverrà sulle cause del dolore, ma per le visite specialistiche cercheremo di dare un supporto, fuori dall’Ambulatorio”.
Il nuovo servizio della Caritas saluzzese sarà aperto per alcune mezze giornate a settimana. Si alterneranno come volontari dentisti i dottori Dutto, Serravalle e Valle di Verzuolo. I casi saranno individuati e inviati dal Centro di Ascolto e dall’Ambulatorio medico per i migranti in corso Piemonte 63 (convenzionato con l’ASL CN1).
Il Vescovo Bodo ha impartito la sua benedizione ai locali ed espresso la sua soddisfazione, lanciando un’ulteriore suggestione:
“Plaudo a questa iniziativa e spero che si possa realizzare in questi locali anche un pomeriggio a settimana di visite gratuite, nelle ore in cui l'ambulatorio dentistico non è aperto, chiedendo a qualche specialista e a medici di base di dare la loro disponibilità per visite gratuite a persone in difficoltà, non solo economiche quanto di attesa, specie a livello ospedaliero. Chiedo ai dentisti che saranno qui volontari di ricordare il significato di questo Ambulatorio affinché sia un servizio ufficializzato e chiarito a quelli che operano in città e vicino. La vostra presenza è segno della partecipazione della nostra comunità a questo servizio della Caritas”.
Il Sindaco Calderoni ha commentato: “Questo servizio conferma l'efficacia della Caritas saluzzese e la sua attenzione a problematiche alle cui il sevizio pubblico non riesce a dare riposta. È una realtà che da tempo si inserisce bene negli interstizi prodotti dalle norme che non danno risposte efficaci”.
Il dott. Sandro Dutto, che ha donato alla Caritas tutta l’attrezzatura dello studio dentistico dopo il suo pensionamento, ha ricordato l’impegno degli ultimi 4 anni come volontario insieme al dott. Serravalle. “All'inizio era di difficile gestire questo volontariato in uno studio privato, anche solo per gli orari di accesso che non sono compatibili col nostro lavoro. Una volta arrivato alla pensione ho visto che potevo fare di più e mi è venuta questa idea, anche per poter coinvolgere altri medici.
La crisi economica e la povertà comportano che la gente non si possa più curare a livello privato. Qui faremo terapia del dolore, per evitare di debilitarsi completamente. Incontriamo persone con difficoltà non indifferenti. Molti di noi possono fare qualcosa per gli altri e se tutti lo facessero forse non ci sarebbero queste differenze sociali”.
Per i medici che volessero prestare volontariato in questo servizio è possibile contattare il Centro di Ascolto della Caritas saluzzese al numero di telefono 0175 42739 , all’indirizzo info@caritassaluzzo oppure recandosi nei locai di via Maghelona negli orari di apertura (lunedì e mercoledì ore 9-11, venerdì ore 16-18).
Ambulatorio odontoiatrico
Dopo due anni di pandemia, la salute e l’accesso alle cure sono al centro del pensiero della Caritas di Saluzzo che attraverso diverse progettualità, come l’équipe di psicologi Co-Healthing, ed il suo Ambulatorio medico per gli Stagionali, ha visto acuirsi la fragilità socio-sanitaria delle persone che accedono ai suoi servizi.
“Tra le tante cause di sofferenza che spingono le persone più bisognose a rivolgersi al Centro di Ascolto della Caritas - spiega il Direttore Carlo Rubiolo - ci sono problemi odontoiatrici come il mal di denti. Dal momento che per il servizio sanitario nazionale questa non è una problematica di cui farsi carico con l'urgenza che sarebbe necessaria, abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo servizio della nostra Caritas.
Residenti e migranti arrivano al nostro Centro d’Ascolto per chiedere aiuto, dopo aver sperato a lungo e inutilmente che il dolore cessi con l'aiuto di qualche compressa, l'unico rimedio che possono permettersi.
Già da anni il dottor Alessandro Dutto aveva messo generosamente a disposizione il suo studio per interventi finalizzati ad alleviare questo tipo di sofferenza, a fronte di un compenso puramente simbolico. Appena è andato in pensione ha deciso di offrire l'attrezzatura completa del suo studio affinché la Caritas potesse allestire un vero e proprio ambulatorio dentistico”.
Il nuovo servizio, alla presenza del Vescovo Bodo che impartirà la sua benedizione, sarà inaugurato martedì 26 ottobre alle ore 11 nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia di Sant’Agostino in piazza Cesare Battisti 1.
Prosegue il Direttore Rubiolo:
“Ringrazio la Parrocchia che ha concesso i locali e l'ing. Silvano Fulchero che ha messo a disposizione le sue competenze professionali per questo progetto condiviso con il dottor Dutto che finalmente si è concretizzato, rispettando la complessa normativa sanitaria che regola questo tipo di attività”
L'accesso all'Ambulatorio da parte delle persone che ne hanno bisogno avverrà su valutazione del Centro di Ascolto (aperto in via Maghelona 7 il lunedì e il mercoledì dalle ore 9 alle ore 11 e il venerdì dalle ore 16 alle ore 18) e dell'Ambulatorio medico dedicato ai braccianti stagionali (aperto in corso Piemonte 63 su appuntamento).
Ostacoli e speranze (parte 2)
Oggi la casa della famiglia di Rama e Mengstab è Saluzzo dove i primi nomi che hanno imparato sono Virginia, Alessandro, Gioele (gli operatori della nostra Caritas che li hanno portati qui tre anni fa), insieme a quelli dei volontari (Paola, Stefano, Graziella e Piero). In città da qualche mese li abbiamo aiutati a cambiare casa, per aggiungere una stanza per il nuovo nato. "Nostro figlio più grande - racconta Rama - chiama "nonna" Graziella" (un'ex insegnante che l'ha aiutata con l'italiano). Dopo tre anni il loro percorso verso l'integrazione è tutt'altro che privo di difficoltà.
LEGGI LA PARTE 1 "DA PROFUGHI AD ACCOLTI"
Il primo ostacolo è la lingua (lei ha ottenuto la licenza media ed entrambi hanno seguito i corsi al C.P.I.A.) poi la ricerca del lavoro (Rama ha frequentato un corso sulla somministrazione e uno sull’accoglienza in strutture ricettive, suo marito invece sta prendendo la patente e attraverso la Caritas ha trovato un tirocinio di 4 mesi presso una ditta di elettronica, ma è stato l'unico impiego di quest'anno, così due volte a settimana fa il volontario nell'Emporio della Solidarietà).
A questi si aggiungono i problemi con i documenti: il passaporto di lei (che sta rinnovando un permesso di ricongiungimento famigliare con il marito e i figli, tutti titolari dello status di rifugiati politici / asilo) è stato smarrito in Sicilia e il rimpallo tra le Questure blocca la richiesta di rinnovo ("senza documenti è come stare in prigione" dicono, aggiungendo “vogliamo rimanere qui, ma prima dobbiamo aggiustare il passaporto").
Un punto fermo per il loro presente e futuro è la scuola : "è importante per i bambini - dicono - e anche per noi, per imparare la lingua" così come l'aiuto di Caritas : "conosciamo delle famiglie - raccontano - persone di Caritas, di Saluzzo, sono sempre tutti molto gentili con noi".
L’integrazione, invece, passa attraverso la relazione con le persone e le opportunità di frequentare la comunità. Rama ha conosciuto, ad esempio, l’Associazione Penelope che l’ha coinvolta nelle sue attività, vista la sua passione per il telaio e il cucito.
La speranza, questa volta nostra, è che i loro Paesi d'origine possano finalmente conoscere la pace che hanno iscritto nel nome del loro ultimo figlio. E per loro, che si aprano nuove opportunità di inclusione attraverso il contatto con la comunità saluzzese, oltre a nuove prospettive di lavoro.
La nostra Caritas è sempre alla ricerca di volontari che vogliano sostenere percorsi di accoglienza come i "Corridoi Umanitari". Per chi volesse conoscere questa famiglia e aiutarli in qualche modo (nella ricerca di un impiego, con qualche ora di chiacchierate in italiano o semplicemente organizzando una gita insieme per scoprire il territorio) può scriverci a info@caritassaluzzo.it
Da profughi ad accolti (parte 1)
Il governo di Dio sulla terra, persona di buon cuore, uomo di grande forza, pace: hanno significati suggestivi i nomi della famiglia arrivata a Saluzzo tre anni fa grazie ai "Corridoi Umanitari". Padre, madre, due maschietti di 6 e un anno: nelle loro lingue natie (amarico in Etiopia e tigrino in Eritrea) l'espressione della speranza per una vita che qui prova a ripartire.
L’ARRIVO IN ITALIA
Sono ricchi di gratitudine i sorrisi di Rama e Mengstab, i due genitori, quando raccontano dell'accoglienza ricevuta grazie alla Caritas. L'Italia l'hanno conosciuta passando da Fiumicino alla Sicilia, qualche mese con Caritas Agrigento poi Saluzzo. Tappe di un approdo sicuro, creato dal progetto "Corridoi Umanitari", avviato nel 2015 dalla CEI e dalla Comunità di Sant'Egidio, prima dalla Giordania poi nel 2018 dall'Etiopia e dal Niger.
Un'iniziativa coordinata e proposta da Caritas Italiana alla quale la nostra Diocesi ha aderito per creare vie sicure e legali, permettendo a famiglie particolarmente vulnerabili conosciute da Caritas nei campi profughi, di raggiungere l'Europa per fare domanda di asilo, senza rischiare la morte e la tratta durante il viaggio.
Sul volo per Roma la famiglia, partita da un campo etiope nella regione del Tigray dove hanno vissuto insieme a profughi eritrei, sudanesi e somali, aveva occupato tre posti. Oggi c'è un nuovo arrivato che proprio a fine settembre, in coincidenza con la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato (26 settembre), ha spento la sua prima candelina.
DA UNA VITA NORMALE AL CAMPO PROFUGHI
Rama, 34anni, originaria dell'Etiopia, vendeva mobili di seconda mano, in tasca un diploma come tecnico di laboratorio. Della sua terra natale racconta
con estrema minuzia il rito del caffè, che in quelle valli ha trovato la sua culla, e conserva con grande cura una brocca tradizionale per servirlo (tra le poche cose che, ammette, sono riusciti a portare nel viaggio verso l'Italia).
Mengstab, 49 anni, è nato in Eritrea e ad Addis Abeba faceva il giornalista in una testata dell'opposizione alla dittatura. Di qui le motivazioni della persecuzione, la fuga per tenere al sicuro i suoi cari e gli anni durissimi nel campo profughi dove è nato il primo figlio. Come tutti gli eritrei, infatti, ha dovuto sottostare alla leva militare obbligatoria che inizia a 16 anni e dura tutta la vita. Spostarsi autonomamente è impossibile: il passaporto e l’autorizzazione a lasciare il Paese devono essere concessi dal governo. Varcare il confine senza permesso è un reato che comporta minacce e persecuzioni per sé e la propria famiglia. Dopo la fuga in Etiopia, l’attività giornalistica lo porta a spendersi per la causa dei rifugiati politici eritrei contro il governo di Afeweki. Anche per questo motivo è stato scelto come beneficiario dei Corridoi Umanitari.
Entrambi descrivono l’Etiopia e l’Eritrea come Paesi molto simili, accomunati da culture e scambi, dove la popolazione si divide tra una moltitudine di etnie, in una convivenza pacifica, anche tra cattolici e musulmani (la loro religione).
Oggi l'Etiopia è un Paese martoriato dalla guerra scoppiata un anno fa quando a seguito di una tornata elettorale non autorizzata in cui aveva vinto il Fronte per la liberazione del Tigray, l’esercito etiope ha attaccato la regione con l’aiuto di quello eritreo e delle milizie di etnia ahmara. Un conflitto che ha reso disumana la vita nei campi profughi (l’UNHCR ha più volte denunciato l’assenza di forniture e servizi per mesi, la mancanza di accesso all’acqua potabile con il conseguente proliferare di malattie).
Inoltre l'apertura del confine con l’Etiopia ha consentito l’ingresso delle milizie eritree e della spie della dittatura (da quando ha conquistato l’indipendenza nel 1993, dopo oltre 30 anni di guerra, l’Eritrea è di fatto una dittatura totalitaria nelle mani dell’unico presidente Isaias Afwerki). Amnesty International ha denunciato la sparizione dai campi profughi di dissidenti politici fuggiti dal Paese (tra loro anche persone selezionate dalla Cei per i Corridoi Umanitari che infatti si sono bruscamente interrotti).
Continua ...
LEGGI L'ARTICOLO "OSTACOLI E SPERANZE - PARTE 2"
Progetto Ubuntu: parla il Vescovo
Riportiamo di seguito il messaggio del Presidente della nostra Caritas, Mons. Cristiano Bodo, di cui è stata data lettura giovedì 15 luglio in occasione della presentazione del progetto "UBUNTU - Io sono perché noi siamo (in lingua bantu)" promosso dal Comune di Saluzzo (capofila), in collaborazione con il Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale e la Caritas diocesana di Saluzzo. Il progetto, avviato dal giugno 2021, si concluderà a dicembre 2022 grazie al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRC e Fondazione De Mari attraverso il bando "Territori Inclusivi".
Il progetto punta all'integrazione delle persone con background migratorio attraverso azioni inerenti la comunicazione, il sostegno all'inserimento abitativo e la formazione di volontari e operatori del terzo settore.
"Nelson Mandela scrisse che “In Africa esiste un concetto chiamato Ubuntu, il cui senso profondo è che noi siamo uomini solo grazie all'umanità altrui e che se, in questo mondo riusciamo a realizzare qualcosa di buono, il merito sarà in egual misura anche del lavoro e delle conquiste degli altri”
Sempre Mandela affermò che “Una persona che viaggia attraverso in Africa se si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”
Ubuntu è un’etica dell’Africa sub-Sahariana dalla quale provengono la maggior parte dei braccianti agricoli che ogni anno raggiungono il Saluzzese per la raccolta stagionale della frutta e che rappresentano la maggior parte delle persone con background migratorio presenti nel nostro territorio.
Questa etica, che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche tra le persone, sulla “benevolenza verso il prossimo” come dal suo significato in lingua bantu, è una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro, che molto ha a che fare con la missione della nostra Caritas.
Nell’ambito di questo progetto, la Caritas diocesana di Saluzzo intende portare avanti, in sinergia con il Comune (in qualità di capofila) e il Consorzio Monviso Solidale, una serie di azioni volte a creare le precondizioni (dal punto di vista della comunicazione, dell’integrazione abitativa e della formazione di operatori e volontari del terzo settore) affinché la nostra comunità sia pronta a maturare lo spirito di Ubuntu.
Il motto «Io sono perché noi siamo» ci esorta a sostenerci e aiutarci reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei diritti, ma anche dei doveri, poiché è una spinta ideale verso il riconoscimento di un legame comune, che genera comunità.
Il concetto di Ubuntu, che attraverso Mandela è divenuto uno dei principi fondamentali della nuova repubblica del Sud Africa, è lo stesso connesso con l’idea di un Rinascimento Africano che non pare molto lontano dallo spirito di ricostruzione che respiriamo nel periodo Covid.
La necessità di costruire una comunità inclusiva, per la nostra Caritas punterà sull’inclusione e l’autonomia abitativa delle persone migranti coinvolte nel progetto, attraverso l’attivazione di una rete fatta da operatori e volontari, formati attraverso azioni sinergiche con il Consorzio Monviso Solidale. Queste persone saranno accompagnate, attraverso forme di intermediazione immobiliare solidale e sussidi all’affitto, verso una stabilizzazione della loro presenza, che possa consentire anche una mutazione del racconto e della percezione delle persone migranti nella popolazione saluzzese, grazie alle azioni di cambiamento narrativo poste in essere con il Comune.
Creare un territorio inclusivo, per la Caritas diocesana di Saluzzo, significa costruire le condizioni affinché le persone migranti possano esprimere se stesse, sradicare stereotipi e pregiudizi attraverso azioni di comunicazione mirate alla popolazione locale ed ai professionisti del settore, inserire le persone migranti nel tessuto socio-economico attraverso il lavoro, la casa, relazioni di aiuto significative.
Grazie alle risorse messe a disposizione dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRC e dalla Fondazione De Mari attraverso questo progetto, la Caritas diocesana proverà con i suoi operatori e volontari ad essere parte attiva di quella comunità che, grazie ad una rete sinergica, potrà costruire un cambiamento inclusivo del territorio.
Ubu significa “ciò che avvolge, l’unità”, “essere”. Ntu rimanda all’azione dello sviluppare, del divenire. La Caritas diocesana, in questo progetto, vuole provare a diventare una parte di un’unità (fatta da tanti soggetti) che possa sviluppare una costruzione del senso di comunità sempre più inclusivo verso chi ha scelto, per motivi di vita, lavoro, relazioni, di diventare parte di questo territorio."