Il Vescovo sui 50 anni della Caritas

Pubblichiamo la riflessione del Vescovo di Saluzzo, Monsignor Cristiano Bodo, Presidente della nostra Caritas, dal titolo "Fraternità contemplativa e Caritas" in occasione del 50esimo anniversario della Caritas Italiana.

"É necessario che in ogni epoca vi siano degli innamorati di Dio, con tutte le forze, amarlo unicamente, diventa la scopo fondamentale della vita dell’uomo, il primo e più grande comandamento!

É necessario che in ogni epoca dei “folli di Dio”, capaci di imitare e contagiare gli altri, capaci di contagiare gli altri per suscitare uomini e donne che cercano Dio e la realizzazione della loro vita.

Ecco la “Caritas”, promuove questo cammino, attraverso la testimonianza del vangelo, che si incarna nel tessuto della vita tra gli uomini.

Il primo ad attuare questo nella nostra Italia fu Mons. Giovanni Nervi, dopo che Papa Paolo VI, istituì la “Caritas”, il quale scriveva: “la Caritas deve promuovere nella Chiesa la scelta preferenziale dei poveri, banco di prova per verificare quanto effettivamente la carità è presente nella Chiesa”.

Sappiamo di dover essere una sfida al compromesso con la mentalità del nostro tempo, così materialistica, una sfida ad ogni mediocrità e misura riduttiva di vivere il Vangelo.

Consapevoli di non essere sempre all’altezza di dare un buon esempio all’uomo di oggi.

Il Vangelo al centro del nostro cammino pastorale, alla luce della lettera pastorale:

“Fraternità contemplativa”, diventa per la “Caritas diocesana”, l’impegno di continua conversione, in uno stile di vita più sobrio e umile.

Dilatando il nostro cuore in una smisurata capacità di amore verso Dio e verso il prossimo rendendoci fratelli e sorelle, padri e fratelli, di tutti gli uomini e donne.

Senza dimenticare che la più grande carità anche se a volte ci dimentichiamo è la preghiera che coinvolge tutta l’umanità e dà voce a Dio nel mondo.

Prima ho usato audacia, perché mi sembra quello che davvero meglio esprime la fortezza oggi necessaria per osare di mettersi all’opposto della mentalità corrente.

Un filosofo contemporaneo afferma: “I tempo della notte del mondo è il tempo della povertà, perché diviene sempre più povero al punto di non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza” (Heidegger).

“Noi osiamo sperare, sperare tenacemente, mentre, piangendo, gettiamo nel solco la nostra piccola vita e attendiamo, come il contadino del Vangelo, di veder spuntare i germogli della nuova stagione … perché la carità è miracolo (Madre Canopi).

La Caritas è il segno più vero della presenza di Dio nella vita del mondo, nella nostra società e nel mondo che grida: “Ho fame …”.

Promuoviamo una strada per far crescere il seme che dia un raccolto abbondante e doni all’umanità il necessario per vivere e attualizzare il Vangelo della carità nel nostro oggi.

Camminiamo insieme, nella fraternità, Vescovo e preti, suore e diaconi, cristiani e laici, per stimolare tutti alla solidarietà, e vivere il Vangelo per annunciarlo all’uomo del nostro tempo.

Auguriamoci un cammino fruttuoso."

Cristiano, Vostro Vescovo


Visita del Vescovo a Casa Mons. Bona

Martedì 6 luglio il Vescovo di Saluzzo, Monsignor Bodo, ha visitato il cortile, la cappella e gli spazi di Casa Monsignor Bona, pranzando con Frate Andrea Nico Grossi, i volontari della Comunità Cenacolo e un giovane operatore dell'Associazione AVASS (associazione dei volontari Caritas).

La visita è stata l'occasione per un aggiornamento sulla situazione dell'accoglienza che era stata riaperta il 25 marzo. A tre mesi di distanza, nel Dormitorio in corso Piemonte 63 sono ospitate 10 persone su 11 posti letto disponibili, esclusivamente maschili. Si tratta di braccianti africani (cinque persone), ma anche persone senza dimora di nazionalità italiana, indiana e romena, alcuni con problemi di dipendenze o usciti da poco dal carcere. Alcuni sono stati indirizzati da altre Caritas come quella della Valle Po oppure già conoscevano il servizio per via della distribuzione dei pasti negli anni passati. L'ospitalità è garantita loro per un mese, durante il quale oltre ad un posto letto hanno a disposizione la lavanderia e il servizio Mensa.

A pranzo sono fra le 50 e le 60 le persone che trovano posto nel cortile di corso Piemonte 63 dove, nel rispetto del distanziamento anti Covid, sotto i gazebo vengono distribuiti i pasti preparati da Frate Andrea Nico Grossi della Fraternità di San Bernardino, aiutato dai volontari della Comunità Cenacolo che in due risiedono stabilmente nella struttura. Frate Andrea pone particolare cura e rispetto attraverso il servizio mensa, garantendo alternative ai commensali che in questo periodo sono in maggioranza braccianti stagionali di fede musulmana. A cena prima veniva dato un piatto da asporto, ora per dare più dignità, i commensali vengono fatti accomodare sotto i gazebo con un vassoio con pasta, frutta e pane. In totale in questo periodo sono quindi 100 / 120 i pasti distribuiti dalla Mensa.

Mons. Bodo si è complimentato per il rifacimento del cortile e della cappella oltre che per la gestione dell'accoglienza. Il Vescovo ha raccolto i bisogni portati dai volontari, legati soprattutto alla necessità di reperire materie prime per la mensa (in particolare carne), ma anche prodotti per la pulizia della casa e l'igiene personale, così come asciugamani da bagno dal momento che il servizio docce rimane aperto anche per i braccianti stagionali, con la collaborazione degli operatori del progetto Saluzzo Migrante.

Ancora una volta Mons. Bodo ha ribadito l'importanza che questo servizio ricopre per l'aiuto alle persone in difficoltà nel territorio diocesano, confidando che la comunità dia segno della sua storica solidarietà, sia attraverso il volontariato in Mensa sia attraverso un supporto materiale.

Frate Andrea Nico Grossi:

C’è un bel rapporto e un bel clima con i giovani operatori di Saluzzo Migrante che si occupano anche di questi ragazzi. La Mensa vorremmo che appartenesse al territorio, anche attraverso la presenza di volontari che, con criterio (visto il Covid), possano entrare a darci una mano. Anche la Mensa è uno straordinario strumento di evangelizzazione.

Per sostenere la Casa di Prima Accoglienza: Sostieni - Caritas Saluzzo

Per candidarsi come volontari: Volontari - Caritas Saluzzo

 


Chiusura estiva raccolta abiti

Avvisiamo che nei mesi di luglio e agosto il nostro servizio di raccolta e distribuzione di abiti in via Maghelona 7 (con il ritiro del materiale il mercoledì dalle 9 alle 11 e la distribuzione il giovedì dalle 9 alle 11) sarà CHIUSO.

Resterà invece regolarmente aperta la boutique "Ri-Vestiti" in via Volta 8 dove, a fronte di una piccola donazione, è possibile trovare abiti, accessori e scarpe di seconda mano.

Come sempre le donazioni raccolte saranno gestite dal Centro di Ascolto per l'attivazione di borse lavoro a sostegno delle persone in difficoltà seguite dai nostri volontari.

"Ri-Vestiti" rimane aperta il martedì dalle 9 alle 12, il mercoledì e il venerdì dalle 16 alle 19.


Esperienze con il progetto Apri (3)

K. è stato intercettato dal Presidio Saluzzo Migrante nel 2018, quando dormiva nel dormitorio “PAS - Prima Accoglienza Stagionali” creato quel primo anno dal Comune di Saluzzo. Gli operatori lo hanno incontrato perché aveva iniziato a manifestare una serie di forti dolori e dopo diversi accertamenti medici, grazie all’Ambulatorio Medico Stagionali, gli è stata diagnosticata una tubercolosi ossea.

Per tutto il 2019, K. ha affrontato una lunga serie di esami medici nel reparto per le malattie infettive dell’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, iniziando una terapia portata avanti anche nel corso del 2020. Nonostante abbia trovato lavoro in agricoltura, la malattia gli impedisce di fare lavori pesanti, tanto da prefigurare una richiesta per l’invalidità che gli permetterà di trovare un inserimento lavorativo più adatto alle sue precarie condizioni di salute.

Una buona notizia è che nel frattempo K. ha finalmente ottenuto il rilascio della carta d’identità e nei prossimi mesi potrà sostenere l’esame per la patente di guida.

Qui a Saluzzo è conosciuto come “il barbiere della comunità africana”, ma in Costa d’Avorio faceva il meccanico per motorini e auto, arrivando ad aprire un’officina di riparazioni tutta sua.

Enzo Paolo, pensionato e tutor di K., racconta le motivazioni che lo hanno spinto a diventare volontariato per il progetto “Apri” che oggi attraverso la Caritas di Saluzzo coinvolge 11 migranti residenti da tempo sul territorio:

È la prima volta che faccio volontariato: mi sono avvicinato perché mio figlio ha fatto 6 mesi di tirocinio con il Presidio Saluzzo Migrante e mia figlia ha deciso di vivere l’esperienza di coabitazione con altri giovani nel cohousing “Casetta”. Attraverso loro ho conosciuto la Caritas, le persone che aiuta e ho dato la mia disponibilità. “Apri” è una bella esperienza che mi ha aperto la strada ad una nuova vita dopo la pensione.

Incontrare K. è stata un’esperienza bella per aprire gli occhi: mi sono un po’ buttato nell’insegnamento dell’italiano, a seconda di quello di cui aveva bisogno. A volte abbiamo studiato e fatto i compiti di italiano assieme, altre volte dei giri in macchina per imparare i cartelli stradali che fino ad allora aveva studiato solo sul libro di teoria per la patente”.

Leggi l'esperienza di Marisa - Esperienze con il progetto Apri (1) - Caritas Saluzzo

Leggi l'esperienza di Giulia - Esperienze con il progetto Apri (2) - Caritas Saluzzo


A Roma per i 50 anni di Caritas

Anche una piccola delegazione guidata dal Direttore Carlo Rubiolo con quattro volontari, insieme alla Presidente dell'Associazione AVASS e alla responsabile della segreteria amministrativa, Ivana Capellino, hanno raggiunto Roma per le celebrazioni del 50esimo anno di fondazione della Caritas che hanno coinvolto 218 Diocesi italiane. Sabato 26 giugno, al mattino, hanno assistito nell'Aula Paolo VI all'udienza con il Santo Padre che ha voluto incontrare Direttori e volontari delle équipe diocesane da tutto il Paese. Nella Basilica di San Paolo fuori le mura hanno incontrato il Presidente della CEI, il Cardinale Gualtiero Bassetti e il Direttore di Caritas Italiana, Don Francesco Soddu (nelle foto).

Nata il 2 luglio 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II, la Caritas Italiana è l'organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana per la promozione della carità. Ha lo scopo cioè di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto).

Nel corso di questi 5 decenni ha continuato ad animare il territorio alimentando una cultura della prossimità e della solidarietà. Molti gli ambiti di intervento, in Italia e nel mondo: attività di formazione, studi, ricerche, vicinanza alle vittime di calamità naturali e conflitti, emergenza e ricostruzione, impegno per la giustizia sociale accanto ai più poveri ed emarginati, integrazione di migranti e rifugiati, interventi di sviluppo ed investimenti etici, cooperazione fraterna per lo sviluppo integrale e la pace.

Nel percorso per il 50esimo anniversario della Caritas, si sono tenuti due eventi importanti a Roma: venerdì 25 giugno, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, un momento di preghiera che ha ripercorso attraverso testimonianze i 50 anni di storia di Caritas Italiana, a partire dai ricchi frutti del Concilio Vaticano II, con l'intervento di Sua Eminenza, il Cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis. Sabato 26, invece, l'Udienza con il Santo Padre preceduta da un momento di fraternità e di riflessioni condivise con focus sul percorso biennale realizzato verso il 50° di Caritas Italiana.


Esperienze con il progetto Apri (2)

Anche D.,  23enne originario del Mali, è uno dei beneficiari del progetto “Apri” attivato dalla Caritas di Saluzzo su invito di Caritas Italiana che nel 2020 ha lanciato questo modello innovativo di integrazione, centrato sulla figura di famiglie e singoli tutor.

Giulia, coetanea saluzzese, ha scelto di mettersi in gioco come tutor, seguendo D. che ha solo un anno di differenza.

Racconta Giulia :

L’ho conosciuto qualche anno fa quando dormiva al Foro Boario di Saluzzo, come tutti gli altri e mi ha colpito : un po’ perché è molto giovane, un po' perché preparava sempre il tè, creando un clima gioviale attorno a lui.

Negli anni in cui ho fatto la volontaria in Saluzzo Migrante ho conosciuto meglio D. e grazie al mio francese imparato in Erasmus abbiamo iniziato a conoscerci, raccontandoci molte cose.

Mi colpì subito la sua enorme dignità ai tempi dell’occupazione illegale di un capannone, quando lui aveva deciso di dormire fuori su un cartone, in disaccordo con il resto dei migranti.

Aveva il desiderio di restare e non seguire il flusso stagionale di braccianti che dopo Saluzzo andavano a Rosarno, dove ha visto molti amici morire negli incendi delle baraccopoli o addirittura un ragazzo ucciso perché prendeva un pezzo di lamiera per costruirsi un riparo.

D. ha uno spiccato interesse per la geopolitica : gli interessa capire cosa succede in Africa.

Una volta entrato in contratto con la famiglia di Giulia, per D. si è aperta la possibilità di affittare un monolocale di loro proprietà, dove attualmente vive. Questa opportunità gli ha permesso di vivere la prima esperienza di una vera casa, anziché dormire sui cartoni in strada o in una baracca in mezzo alle campagne, come purtroppo ancora capita anche ai migranti che hanno un contratto.

Grazie a Saluzzo Migrante, D. ha poi trovato un tirocinio in un vivaio nel quale lavora da un paio di mesi. I datori di lavoro si sono detti molto contenti di lui e di come lavora: si prospetta un'assunzione se vorrà rimanere e se ci saranno le condizioni.

Nel corso degli anni trascorsi a Saluzzo, è riuscito ad ottenere la patente pur vivendo al Foro Boario, studiando la teoria alla luce di un lampione. Tra i suoi obiettivi c’è quello di prendere la licenza media, facendo un corso serale, e migliorare l'italiano per ampliare le sue relazioni sul territorio.

Giulia commenta così quelli che considera i punti di forza del progetto “Apri”:

Sicuramente è un’occasione in più per rinforzare i rapporti di D. qui a Saluzzo, anche con la mia famiglia, perché ci sono più punti di riferimento, Anche su aspetti pratici come l’assicurazione dell’auto o la busta paga, il fatto di avere qualcuno a cui chiedere un aiuto perché c’è una relazione molto famigliare e orizzontale, permette di allargare la rete sociale e i punti di riferimento. Non a caso chiamo D. “doko” che in bambarà significa fratello più piccolo.

Sicuramente la disponibilità economica che il progetto “Apri” crea è molto utile per potersi concentrare su altre dimensioni della vita che non siano solo mangiare e pagare l’affitto. È una stampella molto importante che gli permette di fare altre cose.

La messa a disposizione del tutor che può dedicargli tempo e stare con lui è un altro pezzo fondamentale.

Da quando D. ha la stabilità abitativa vedo in lui tanti cambiamenti:  è come se lo capacitasse. Raggiunto il desiderio di avere una casa, ora è più libero di agire, anche da cose che non vuole più fare. Questa condizione gli ha dato la forza di agire, mettersi al centro della propria vita diventando più consapevole, più libero.

Il progetto “Apri” di Caritas Italiana mette infatti a disposizione dei fondi utilizzabili per vari tipi di supporto alla persona migrante, già stabile da tempo sul territorio, per incentivare la sua integrazione. Dal corso per la patente all’attivazione di una borsa lavoro o di un tirocinio. Un supporto quindi sia relazionale, grazie ai tutor, sia economico, che consente ai beneficiari di superare la precarietà dovuta alla ricerca di un lavoro e di una casa, per potersi concentrare sul costruire una rete sociale di supporto, sviluppare competenze trasversali, professionali e linguistiche.

Leggi l'esperienza di Marisa- Esperienze con il progetto Apri (1) - Caritas Saluzzo

Leggi l'esperienza di Enzo Paolo - Esperienze con il progetto Apri (3) - Caritas Saluzzo


Esperienze con il progetto Apri (1)

Anche la Caritas di Saluzzo ha attivato il progetto “Apri”, avviato a livello nazionale nel 2020 da Caritas Italiana grazie ai fondi CEI. Ad oggi “Apri” coinvolge 50 Diocesi, 500 accoglienze e circa 200 famiglie tutor con l’obiettivo di creare migliori condizioni di inclusione per migranti già presenti sul territorio da tempo in Italia, che necessitano di rafforzare il loro percorso di autonomia, oltre a sensibilizzare le comunità all’accoglienza.

A Saluzzo la Caritas ha accolto la visita di Paolo Pagani di Caritas Italiana, referente del progetto “Apri” per il Nord Italia, che ha incontrato le varie Diocesi coinvolte nella Granda per monitorare l’andamento del tutoraggio da parte di famiglie e singoli, il rapporto con i beneficiari, ragionare insieme rispetto agli accompagnamenti e capire come il progetto possa ulteriormente migliorarsi.

Accompagnato dagli operatori della Caritas di Saluzzo, Pagani ha incontrato diversi tutor volontari. Tra loro c’è Marisa, di Verzuolo, che ha aderito ad Apri per dare il suo supporto a J., giovane mamma originaria del Ghana, arrivata in Italia per un ricongiungimento con il marito che alcuni anni fa ha abbandonato lei e i figli di 6 e 8 anni.

Inizialmente la Caritas di Verzuolo, di cui Marisa è volontaria, ha dato loro un primo sostegno inserendo mamma e bimbi in un appartamento gestito dalla Cooperativa sociale La Tenda di Fossano, che si occupa dell’inserimento abitativo di persone fragili.

Oggi la priorità per J. è la ricerca di un lavoro che possa garantirle un’indipendenza economica e la possibilità di pagare un affitto. Nel frattempo sta seguendo il corso di livello A2 di italiano presso il C.P.I.A. di Verzuolo e vorrebbe iscriversi ad un corso di formazione professionale per avere qualche chance in più nella ricerca di un lavoro.

Grazie ad “Apri” è stato possibile acquistare per J. un tablet che ha aiutato i suoi bambini nella didattica a distanza e prossimamente Marisa la aiuterà ad iscriverli ad un corso sportivo per socializzare con altri coetanei e dare la possibilità a J. di avere qualche ora a disposizione per la ricerca del lavoro.

Marisa descrive così la sua esperienza di tutor in “Apri”:

Quello che mi stupisce di J. è il suo grande impegno ed è quello che mi sprona ad aiutarla. Quando le si dà una possibilità, ce la mette tutta, ma proprio tutta. É una gran lavoratrice, una donna che non ha paura di faticare, anche fisicamente, ma al di là del lavoro agricolo non ha mai avuto altre esperienze.

L’ho conosciuta tramite il Centro d’Ascolto della Caritas di Verzuolo, quando il marito è sparito e lei si è ritrovata senza casa, senza soldi, con due bambini piccoli. Eppure anche in quella situazione, lei non si è lasciata abbattere dalle difficoltà, trasmettendo la sua grande energia attraverso una visione alta della vita.

Per me “Apri” è soprattutto l’incontro con una persona che ti apre la mente perché, prima, ti ha aperto il cuore.

 

Paolo Pagani commenta il progetto “Apri”:

L’idea, come dice Marisa, è proprio quella di contaminarsi attraverso le conoscenze.

Il valore aggiunto importante di Apri è la relazione tra persone perché fino a quando un migrante sta nei centri d’accoglienza trova educatori, assistenti sociali, Questura, anagrafe ... tutti operatori dedicati ad una relazione d’aiuto. La relazione che invece si viene a creare in “Apri è una rapporto in cui non ci sono “gerarchie” o forme di potere, dove ci si sente sullo stesso piano. Per un migrante è importante avere dei rapporti con persone che lo aiutano gratuitamente, non perché devono, non perché sono pagate o ci guadagnano qualcosa. Questo è l’aspetto che cambia la vita di queste persone e quanto stiamo raccogliendo dai tutor in giro per l’Italia: il valore della relazione nel rapporto tra pari.

Elena Gallamini, operatrice della Caritas di Saluzzo, che segue questo progetto:

Ho visto un grande cambiamento nei 9 beneficiari coinvolti in “Apri”: essere soli in un territorio, psicologicamente rappresenta un ostacolo per un migrante, ma il solo fatto di avere qualcuno al quale rivolgersi aiuta a  sentirsi  più forti perché ci si sente parte della comunità in cui si vive.

Leggi l'esperienza di Giulia - Esperienze con il progetto Apri (2) - Caritas Saluzzo

Leggi l'esperienza di Enzo Paolo - Esperienze con il progetto Apri (3) - Caritas Saluzzo

 


L'attività del Centro d'Ascolto

Il Centro d'Ascolto per ogni Caritas rappresenta il primo punto di incontro con la fragilità e la storia delle persone sostenute dalla nostra Diocesi attraverso quest'azione pastorale. In via Maghelona 7, nel cuore del centro storico di Saluzzo, si incrociano i bisogni di italiani e stranieri caduti in una povertà non solo materiale e l'ascolto dei volontari come Cetta Berardo che qui mette a disposizione la sua formazione da counselor.

Nel Centro di Ascolto si  accoglie la persona con un colloquio nel corso del quale il volontario compila una scheda costituita da varie parti: una anagrafica, una relativa al lavoro e la terza sulle relazioni sociali / dipendenze e/o malattie. La scheda viene poi caricata all'interno di un database fornito da Caritas Italiana che offre una "mappa dell’esclusione": una sorta di cerchio che si compone di tante parti che mettono in evidenza lo stato di povertà della persona.

Come rilevano i volontari, spesso non si tratta solo di una povertà economica (fragilità già molto presente in tante fasce della popolazione), ma anche di una povertà culturale ed esistenziale.

Spiega Cetta Berardo:

Abbiamo rilevato questa fotografia graze al ruolo rivestito come Centro d’Ascolto nel periodo della pandemia, nel corso del quale abbiamo avuto contatti diretti con poche persone, ma ne abbiamo avuti molti al telefono. Questi colloqui hanno messo in evidenza come la povertà esistenziale fosse veramente superiore a quella economica. Un tipo di povertà difficile da colmare, così come il gap culturale : si pensi alla fetta di persone che sono fuori dal mercato del lavoro, che non hanno competenze e non riusciranno a reinserirsi in breve tempo.

Il ruolo del Centro d’Ascolto è stato rilanciato nell'ultimo anno a livello nazionale: quest’anno corre il 50 esimo della Caritas Italiana, fondata da Paolo VI nel 1971 e in preparazione di questo anniversario sono stati organizzati seminari e webinar proprio sul significato del Centro d’Ascolto.

Il Centro d’Ascolto non è solo un luogo fisico in via Maghelona 7, ma può diventare anche "mobile", attraverso il telefono, un incontro in strada ... perché, come spiega Cetta Berardo

L’ascolto significa accogliere la persona senza giudizi e pregiudizi. È difficile nella realtà concretizzare tutto questo, come ribadito dalla CEI e partendo dall’articolo 1 dello Statuto della Caritas che contiene la mission del Centro d’Ascolto. Questo articolo ci dice che è importante mettere al centro dell’ascolto la persona con la sua dignità, accolta con un fine utile, superando il pietismo alla base dell’assistenzialismo. Attraverso la comprensione e la compassione, che secondo l’etimologia latina e addirittura greca è quello della sympathia, è possibile entrare dentro il problema della persona e provare a capire qual è il suo bisogno.

Non sempre, infatti, i bisogni che ascoltiamo sono economici: è vero, c’è l’urgenza, della bolletta, della luce che viene staccata, del lavoro che non si trova, domande alle quali possiamo rispondere in minima parte. Attraverso una serie di colloqui che richiedono il giusto tempo, cerchiamo di capire quali sono i veri bisogni della persona al di là dell'urgenza materiale, di trasmettere una speranza e capire là dove ci sono delle risorse, come attivarle, aiutando la persona a definire un nuovo progetto di vita. Si tratta di sfide in situazioni di multi problematicità, legate da una rosa di problemi concatenati tra loro.

Un esempio di questo è il progetto "Ripartire Insieme" che, grazie ad un fondo della Cassa di Risparmio di Asti ha consentito tra il 2020 e il 2021 di erogare da parte del Centro di Ascolto della Caritas diocesana circa 800 buoni spesa.

Spiega Cetta Berardo:

Tra i buoni abbiamo inserito anche quelli per la cura della persona, importante per chi passa dal mondo dell’invisibile al visibile. I poveri non hanno soltanto bisogno di riempire la pancia: alcuni vanno riportati alla dignità, altri sono persone insospettabili che hanno alle spalle situazioni complicate. Il Centro di Ascolto non si occupa di dare soluzioni: deve essere la persona a decidere se tornare nel mondo che lo ha escluso o uscire dalla marginalità. I volontari del Centro di Ascolto aiutano a far venir fuori le loro risorse: come la mamma con 5 bambini che riesce a sfamarli tutti anche se ha poco. Come Centro di Ascolto cerchiamo di mostrare loro queste risorse , soprattutto perché spesso sono persone con un’autostima bassissima, non riescono a vedere soluzioni.

Non a caso l'ultima epistola di Papa Francesco, dedicata a Dante, ci ricorda come gli strumenti culturali possono essere di grande aiuto per creare un ponte con la fragilità, soprattutto per i bambini e gli adolescenti.

Di seguito i dati del Centro d'Ascolto relativi all'anno 2020


Nasce il progetto Co-healthing

Si chiama “Co-Healthing” il nuovo progetto promosso dalla Caritas diocesana di Saluzzo grazie al sostegno dei fondi 8x1000 di Caritas Italiana. Un’iniziativa innovativa, che offrirà a operatori e volontari il supporto di un’équipe multidisciplinare e agli utenti dei servizi Caritas una presa in carico psicosociale.

In particolare l’équipe di “Co-Healthing” affiancherà l’Ambulatorio Medico per Lavoratori Stagionali-Salute Migrante convenzionato con Asl CN1, il Centro d'Ascolto, il Presidio Saluzzo Migrante e Casa Madre Teresa di Calcutta.

Il progetto si è avvalso della consulenza della dott.ssa Benedetta Aimone (medico specializzato in psicosomatica) e del dott. Paolo Vanni (psicologo), entrambi volontari Caritas.

La novità introdotta da “Co-Healthing” sta nel supportare i servizi della Caritas diocesana in un’ottica di comunità, in collaborazione con i servizi sociali del territorio e le istituzioni locali. L’obiettivo è quello di creare una nuova prospettiva dedicata alla presa in carico di utenti con fragilità psicosociali e alla cura della persona nella sua interezza psicosomatica attraverso l’attivazione di due sportelli.

Lo Sportello di supporto psicosociale promuoverà il benessere della persona a 360° (mente e corpo) e gestirà percorsi di accompagnamento. Lo sportello sarà attivo tre giorni a settimana di cui due presso il Centro d’Ascolto in via Maghelona 7 a Saluzzo mentre il sabato sarà attivo presso l’Infopoint di Saluzzo Migrante in corso Piemonte 59. Gli operatori presenti, le psicologhe Chiara Sciacia e Miriam Morone e l’educatore Andrea Silvestro, saranno coordinati dalla psicologa e case manager Noemi Bertinotti.

Lo Sportello integrato, ospitato una volta a settimana nei locali di corso Piemonte dove è attivo l’Ambulatorio Medico per i Laboratori Stagionali, ha l’obiettivo di attuare una valutazione integrata (sia medica e psicologica) degli utenti individuati dall’equipe, costruendo per loro percorsi individuali di cura grazie alla collaborazione con la psicologa Noemi Bertinotti e il dott. Mario Frusi, medico da tempo impegnato nella divulgazione di un approccio globale alla salute.

Noemi Bertinotti, case manager del progetto, spiega:

«Co-healthing si pone l'obiettivo di analizzare in modo approfondito i bisogni della persona, cogliendo la complessità della reale situazione di vita e di salute dell'individuo. L'idea che sta alla base è quella di accogliere la persona come un'unità psicofisica, dando rilevanza agli aspetti somatici, psicologici e sociali, che nel loro intersecarsi danno forma al benessere della persona e, di riflesso, della comunità. Trattandosi di un progetto complesso e ambizioso, la nostra sfida sarà quella di ricercare soluzioni che tengano il più possibile in considerazione le peculiarità e il percorso di vita dei nostri utenti. Affronteremo queste difficoltà come una squadra: l'équipe di Co-Healthing è multidisciplinare ed ogni professionista apporta i propri contributi al lavoro del team».

Il Direttore della Caritas di Saluzzo Carlo Rubiolo esprime la sua soddisfazione per l’avvio dell’iniziativa:

«Questo progetto sperimentale e innovativo nasce con lo sviluppo delle iniziative messe in campo negli anni scorsi, tentando di rispondere a un bisogno emerso che riguarda soprattutto le persone in condizioni di fragilità psicosociale. Attraverso l’attivazione dei due sportelli (Psicosociale e Integrato) speriamo di riuscire a dare una risposta a situazioni di persone che oltre alla povertà materiale hanno anche bisogno di risposte dal punto di vista psicologico se non psichiatrico. Lo sportello lavora in stretta sinergia con l’ambulatorio medico, attivo da anni, e con il nuovo ambulatorio odontoiatrico (prossimo alla riapertura) che servirà a fronteggiare un’altra emergenza: le cure dentarie urgenti».

Per informazioni sul progetto scrivere a: info@caritassaluzzo.it


30 quintali per la colletta solidale

Sono stati oltre 30 i quintali di generi alimentari e prodotti di prima necessità raccolti sabato 15 maggio durante la Colletta Alimentare Straordinaria, promossa dal Comune di Saluzzo, Consorzio Monviso Solidale, Caritas e Ass. Papa Giovanni XXIII grazie all’adesione di diversi punti vendita della grande distribuzione.

Oltre agli amministratori locali (in prima persona il Sindaco Mauro Calderoni e gli Assessori Fiammetta Rosso e Andrea Momberto), sono stati 35 i volontari scesi in campo per l’iniziativa: dalla Protezione Civile agli Alpini, dagli Scout del gruppo Agesci Saluzzo 1 ai giovani del cohousing “Casetta” della Caritas, agli  studenti del Liceo Bodoni che hanno partecipato al progetto “Coltivare Cittadinanza” della Caritas.

Durante tutta la giornata di sabato, i volontari hanno riempito 213 cassette, messe a disposizione dalla Cooperativa Lagnasco Group, raccogliendo le donazioni dei cittadini e degli stessi punti vendita coinvolti (Presto Fresco, MD Discount, Mercatò e Mercatò Extra a Saluzzo, Ok Market, Supermercato U2 a Verzuolo, Albertengo Market a Revello).

Un’azione corale per far fronte alle pesanti conseguenze economiche e sociali della pandemia che vedono aumentare il numero di persone in situazioni di povertà relativa e assoluta che si rivolgono ai servizi della Caritas. Tutti i prodotti donati alla colletta straordinaria, che lo scorso anno a giugno aveva raccolto 15 quintali,  saranno infatti distribuiti a famiglie, anziani, persone sole ... attraverso le Caritas parrocchiali di Verzuolo e Revello, l’Associazione Papa Giovanni XXIII e l’Emporio della Caritas diocesana in piazza Vineis dove il lunedì dalle 15 alle 18 e il venerdì mattina dalle 9 alle 12 sono in media 60-70 gli italiani e gli stranieri che ad ogni apertura chiedono un aiuto per la spesa alimentare.

Il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni, ha espresso la sua soddisfazione per l’ottima riuscita dell’iniziativa:

«Questa colletta alimentare straordinaria ci ha mostrato ancora una volta, la grande generosità della comunità saluzzese, tutta. Quando viene chiamata in causa si rivela sempre coesa, solidale, positiva e proattiva e constatarlo ogni volta è un piacere».

Aggiunge l'Assessore Andrea Momberto:

«Numerosissimi sono stati i cittadini che hanno donato prodotti alimentari che saranno distribuiti dall’Emporio di Caritas ai bisognosi. Fondamentale è stato il contributo dei punti vendita aderenti che hanno aggiunto cibi, scatole, confezioni ai doni dei clienti. Una raccolta che non sarebbe stata possibile, inoltre, senza l’intervento dei volontari che hanno lavorato sabato per tutto il giorno: gli Alpini dell’Ana, il Soccorso Radio, gli Scout, i rappresentanti della “Papa Giovanni XXIII”, diversi amministratori comunali, studenti. A tutti va il sentito grazie dell’Amministrazione comunale».

Soddisfazione anche dalla Caritas di Saluzzo, con il Direttore Carlo Rubiolo che commenta:

La colletta alimentare straordinaria ha dato risultati estremamente positivi e permetterà all'Emporio della Caritas di fare fronte, in modo ancora più efficace, alle richieste dei nostri assistiti. Ringrazio tutti i saluzzesi che hanno generosamente contribuito alla buona riuscita dell'iniziativa, gli organizzatori e tutti i volontari che hanno dedicato una parte del loro weekend a questa iniziativa di solidarietà che ha permesso di raggiungere l'obiettivo storico di 30 quintali”.