L’attività del Centro d’Ascolto

Il Centro d’Ascolto per ogni Caritas rappresenta il primo punto di incontro con la fragilità e la storia delle persone sostenute dalla nostra Diocesi attraverso quest’azione pastorale. In via Maghelona 7, nel cuore del centro storico di Saluzzo, si incrociano i bisogni di italiani e stranieri caduti in una povertà non solo materiale e l’ascolto dei volontari come Cetta Berardo che qui mette a disposizione la sua formazione da counselor.

Nel Centro di Ascolto si  accoglie la persona con un colloquio nel corso del quale il volontario compila una scheda costituita da varie parti: una anagrafica, una relativa al lavoro e la terza sulle relazioni sociali / dipendenze e/o malattie. La scheda viene poi caricata all’interno di un database fornito da Caritas Italiana che offre una “mappa dell’esclusione”: una sorta di cerchio che si compone di tante parti che mettono in evidenza lo stato di povertà della persona.

Come rilevano i volontari, spesso non si tratta solo di una povertà economica (fragilità già molto presente in tante fasce della popolazione), ma anche di una povertà culturale ed esistenziale.

Spiega Cetta Berardo:

Abbiamo rilevato questa fotografia graze al ruolo rivestito come Centro d’Ascolto nel periodo della pandemia, nel corso del quale abbiamo avuto contatti diretti con poche persone, ma ne abbiamo avuti molti al telefono. Questi colloqui hanno messo in evidenza come la povertà esistenziale fosse veramente superiore a quella economica. Un tipo di povertà difficile da colmare, così come il gap culturale : si pensi alla fetta di persone che sono fuori dal mercato del lavoro, che non hanno competenze e non riusciranno a reinserirsi in breve tempo.

Il ruolo del Centro d’Ascolto è stato rilanciato nell’ultimo anno a livello nazionale: quest’anno corre il 50 esimo della Caritas Italiana, fondata da Paolo VI nel 1971 e in preparazione di questo anniversario sono stati organizzati seminari e webinar proprio sul significato del Centro d’Ascolto.

Il Centro d’Ascolto non è solo un luogo fisico in via Maghelona 7, ma può diventare anche “mobile”, attraverso il telefono, un incontro in strada … perché, come spiega Cetta Berardo

L’ascolto significa accogliere la persona senza giudizi e pregiudizi. È difficile nella realtà concretizzare tutto questo, come ribadito dalla CEI e partendo dall’articolo 1 dello Statuto della Caritas che contiene la mission del Centro d’Ascolto. Questo articolo ci dice che è importante mettere al centro dell’ascolto la persona con la sua dignità, accolta con un fine utile, superando il pietismo alla base dell’assistenzialismo. Attraverso la comprensione e la compassione, che secondo l’etimologia latina e addirittura greca è quello della sympathia, è possibile entrare dentro il problema della persona e provare a capire qual è il suo bisogno.

Non sempre, infatti, i bisogni che ascoltiamo sono economici: è vero, c’è l’urgenza, della bolletta, della luce che viene staccata, del lavoro che non si trova, domande alle quali possiamo rispondere in minima parte. Attraverso una serie di colloqui che richiedono il giusto tempo, cerchiamo di capire quali sono i veri bisogni della persona al di là dell’urgenza materiale, di trasmettere una speranza e capire là dove ci sono delle risorse, come attivarle, aiutando la persona a definire un nuovo progetto di vita. Si tratta di sfide in situazioni di multi problematicità, legate da una rosa di problemi concatenati tra loro.

Un esempio di questo è il progetto “Ripartire Insieme” che, grazie ad un fondo della Cassa di Risparmio di Asti ha consentito tra il 2020 e il 2021 di erogare da parte del Centro di Ascolto della Caritas diocesana circa 800 buoni spesa.

Spiega Cetta Berardo:

Tra i buoni abbiamo inserito anche quelli per la cura della persona, importante per chi passa dal mondo dell’invisibile al visibile. I poveri non hanno soltanto bisogno di riempire la pancia: alcuni vanno riportati alla dignità, altri sono persone insospettabili che hanno alle spalle situazioni complicate. Il Centro di Ascolto non si occupa di dare soluzioni: deve essere la persona a decidere se tornare nel mondo che lo ha escluso o uscire dalla marginalità. I volontari del Centro di Ascolto aiutano a far venir fuori le loro risorse: come la mamma con 5 bambini che riesce a sfamarli tutti anche se ha poco. Come Centro di Ascolto cerchiamo di mostrare loro queste risorse , soprattutto perché spesso sono persone con un’autostima bassissima, non riescono a vedere soluzioni.

Non a caso l’ultima epistola di Papa Francesco, dedicata a Dante, ci ricorda come gli strumenti culturali possono essere di grande aiuto per creare un ponte con la fragilità, soprattutto per i bambini e gli adolescenti.

Di seguito i dati del Centro d’Ascolto relativi all’anno 2020