La Caritas anima di ogni Chiesa
Intervento del nostro Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo sul ruolo della Caritas.
Nella Genesi si legge che Dio, creando il mondo, vide che tutto era bello, che tutto era buono. L’origine del mondo e della sua bellezza consiste nel manifestare la bontà infinita di Dio. Dio pertanto creò l’uomo “a sua immagine e somiglianza”, chiamandolo ad entrare in comunione con il suo eterno pensiero di bontà e di amore.
Cristo è la manifestazione di questo amore eterno di Dio; per questo il buono fa binomio con il bello; se il bello ci fa buoni, a nostra volta diventiamo capaci di trasmettere bontà e dunque bellezza agli altri.
Ecco perché i laici cristiani hanno bisogno continuamente di convertirsi a Dio che è amore. Solo i cristiani impegnati nei diversi campi della nostra società mirano al cambiamento della vita per aderire a Cristo e diventano capaci di dono, in quanto entrano nell’orizzonte della carità verso il prossimo in modo da coinvolgere tutta la propria persona.
I laici cristiani diventano così collaborativi con il progetto di Dio, per far sì che Lui possa abitare nell’esperienza di ogni uomo. La miseria, l’indigenza per i cristiani vanno affrontate concretamente, cercando di condividere il “pane”, al fine di aprire la via nel segno della gratuità senza nulla pretendere in cambio.
Nella visione paolina di Chiesa, come descritta nella lettera ai Corinzi i carismi sono un “dono”, radicati nella gratuità dello Spirito e modellati sulla ministerialità di Cristo. Ci sono, infatti, laici cristiani impegnati nell’azione politica; ci sono altri che amano Cristo mettendosi a disposizione degli ultimi; ci sono infinite modalità di risposte secondo i carismi ricevuti che diventano a loro volta dono.
L’amore per Dio e per il prossimo si richiamano vicendevolmente: l’uno autentica l’altro. Non c’è amore per Dio senza amore per il prossimo; e viceversa.
Lo diceva con efficacia Simone Weil: “L’amore per il prossimo è l’amore che scende da Dio verso l’uomo. Dio è ansioso di scendere verso gli sventurati, non appena un’anima, fosse anche l’ultima, la più miserabile, la più deforme, è disposta ad acconsentire, Dio si precipita in lei per poter guardare ed ascoltare gli sventurati”.
Come affermava Dostoevskji: “Chi conosce la carità si spinge negli estremi territori della pietà; disposto a perdersi pur di salvare una sola scintilla umana dalla rovina”.
Per questo auspico che la nostra “Caritas”, sia capace di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei bisognosi della nostra diocesi e sia il cuore di ogni nostro progetto pastorale.
Vostro + Cristiano, Vescovo
Appello per i tanti profughi in Bosnia
Sono circa 8.000 i migranti in transito presenti in Bosnia e Erzegovina la cui vita è messa a rischio da pesanti violazioni dei diritti umani, in particolare nelle ultime settimane nella regione di Bihac, nel nord ovest del Paese, ai confini con la Croazia.
Di questi 5.000 sono accolti nei Centri di Transito e nei Campi, ma ce ne sono almeno 3.000 che dormono in edifici abbandonati, sistemazioni improvvisate, o all’aperto con temperature gelide.
Nell’area di Bihac, gli scontri a livello locale hanno portato le autorità politiche a chiudere repentinamente di uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo Lipa, che ospitava circa 1.200 persone. A questo scenario si uniscono i violenti respingimenti alla frontiera ad opera della polizia croata nei confronti di chi prova a varcare il confine per entrare in Europa, lungo un percorso ribattezzato “the game”, il gioco.
Prassi violente già denunciate anche al Parlamento Europeo.
Il risultato di questa situazione è stata definita dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni una vera e propria “catastrofe umanitaria”, con 3.000 persone senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno che negli ultimi giorni ha visto peggiorare le condizioni meteo con neve, temperature sotto lo zero e gelate notturne.
Caritas Italiana è presente nella maggior parte delle strutture di accoglienza per i migranti in Bosnia ed Erzegovina, tramite la rete della Caritas locale e le Caritas diocesane di Banja Luka, Mostar e Sarajevo, oltre al partenariato con la ong Ipsia-Acli.
Il direttore della Caritas di Saluzzo, Carlo Rubiolo, invita alla solidarietà: “In queste settimane in Bosnia migliaia di migranti, tra cui moltissimi bambini, sono bloccati ai confini con la Croazia senza alcuna possibilità di riparo dai rigori dell'inverno. Nessuna autorità governativa provvede a dare loro anche il più povero dei ricoveri e solo i contributi spontanei che giungono dall'estero consentono di fornire a quegli sventurati un po' di aiuto. La Caritas diocesana di Saluzzo ha fatto giungere il segno concreto della sua fraterna solidarietà mediante un versamento sull'apposito conto corrente aperto da Caritas Italiana. Chi volesse unirsi a noi, può contribuire con un bonifico sul conto corrente presso:
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111, indicando come causale “Europa/ Rotta Balcanica”.
Ringrazio quanti vorranno raccogliere l'appello e contribuire ad alleviare tanta sofferenza”.
Mascherine donate dalla Finanza
È stato il direttore della Caritas, Carlo Rubiolo, a ricevere e ringraziare il Comando saluzzese della Guardia di Finanza che ha consegnato, la scorsa settimana, alcune centinaia di mascherine del tipo FFP2.
“La donazione ha permesso di recuperare uno stock di dispositivi sequestrati ad un esercizio commerciale di Barge, perché non del tutto conformi alla normativa di certificazione prevista per i dispositivi individuali antiCovid, ma comunque del tutto efficaci per la protezione individuale.
Il materiale, anziché essere distrutto, è stato consegnato a Rubiolo dal Comandante Mario Moscardin, insieme al maresciallo della Tenenza di Saluzzo e a due agenti.
"Non è la prima volta che la Guardia di Finanza dona materiale sequestrato alla Caritas: una preziosa collaborazione che incrocia i suoi valori di lotta allo spreco e riutilizzo (ad esempio attraverso servizi come l’Emporio della Solidarietà e Ri-Vestiti), dando una seconda possibilità a ciò che viene “scartato”, come questi dispositivi che saranno impiegati a protezione di opera nei servizi Caritas a supporto delle famiglie e dei singoli sempre più colpiti dagli effetti economico-sociali della pandemia".
Cerchiamo giovani tirocinanti
La Caritas Diocesana di Saluzzo cerca 2 giovani tirocinanti mettendo a disposizione 1 posto nell’area comunicazione e 1 posto nei servizi di prima necessità.
Per l’area comunicazione la Caritas di Saluzzo cerca un/una giovane tra i 20 e i 30 anni da inserire, per un minimo di 6 mesi con possibilità di proroga per altri 6, per 40 ore settimanali. Il tirocinio è retribuito secondo le normative regionali. La persona sarà inserita all’interno dell’équipe comunicazione che si occupa delle attività di ufficio stampa, gestione canali social e sito web, progettazione eventi e campagne di comunicazione e raccolta fondi.
Si richiede diploma o laurea, competenza nell’utilizzo del web, del pc ed una minima competenza in almeno uno dei seguenti ambiti:
- social media management
- videomaking (realizzazione riprese e montaggio video/audio) - scrittura testi / copywriting / scrittura giornalistica
- gestione piattaforma Wordpress
- fotografia
Si cerca una persona motivata a fare un’esperienza formativa, propositiva e capace di lavorare in gruppo, puntuale nel rispetto delle consegne e interessata ad approcciarsi alla comunicazione sociale.
Per candidarsi, inviare curriculum e una lettera di presentazione / motivazionale all’indirizzo info@caritassaluzzo.it all’attenzione di Anna Cattaneo, responsabile dell’équipe comunicazione.
Le candidature vanno inviate entro il 30 GENNAIO 2021.
Un altro posto di tirocinio è invece indirizzato ad un/una giovane tra i 18 e i 35 anni da inserire per 6 mesi a supporto dei servizi di prima necessità (Centro di Ascolto, Emporio della Solidarietà, Distribuzione Abiti e Ri- Vestiti, Servizio Mobili...) per 40 ore settimanali. Il tirocinio è retribuito secondo le normative regionali.
La persona sarà inserita all’interno dei servizi Caritas che si occupano di erogare beni di prima necessità, offrire assistenza e ascolto a famiglie e singoli in situazioni di fragilità. Per questo motivo si cerca una persona predisposta al lavoro manuale e in gruppo, capace di relazionarsi con persone che vivono in condizioni di disagio, interessata ad un’esperienza in cui mettersi al servizio del prossimo in modo concreto e collaborativo. Si richiede la patente di tipo B.
Per candidarsi, inviare curriculum e una lettera di presentazione / motivazionale all’indirizzo info@caritassaluzzo.it all’attenzione di Alessandro Armando.
Le candidature vanno inviate entro il 30 GENNAIO 2021
Epifania Solidale: 15 quintali
15 quintali di generi alimentari e beni di prima necessità, insieme a circa 2.000 euro di donazioni è il frutto della raccolta solidale dell’Epifania attivata da quattro parrocchie di Saluzzo (Duomo, Sant’Agostino, San Bernardino, Maria Ausiliatrice), di alcune frazioni e paesi della zona.
L’iniziativa è stata voluta dal vescovo di Saluzzo mons. Cristiano Bodo e promossa dalla Caritas diocesana. Sono infatti sempre di più le famiglie del territorio provate dalla pandemia, alla quale si è aggiunta la crisi economica che sta facendo scivolare molti nella miseria. I prodotti raccolti sono stati smistati, grazie ai volontari, tra l’Emporio della solidarietà della Caritas di Saluzzo e i centri di distribuzione delle Caritas parrocchiali e vicariali.
“Su impulso del nostro vescovo – commenta il direttore della Caritas di Saluzzo, Carlo Rubiolo – abbiamo chiesto a tutti i sacerdoti della diocesi di promuovere nelle loro parrocchie, in occasione dell’Epifania, una raccolta di alimenti per le famiglie bisognose. Abbiamo fatto leva sulla suggestione della visita dei Re Magi, ma invece di oro, incenso e mirra, abbiamo chiesto di portare in chiesa olio, caffè e tonno, prodotti altrettanto preziosi per i nostri assistiti. La risposta è stata generosa e ora una bella riserva di quegli alimenti riempie gli scaffali dei nostri centri di distribuzione”.
La solidarietà continua anche dopo l’Epifania: l’Emporio in piazza Vineis (che aderisce al circuito provinciale di www.emporiinrete.it) continua la sua distribuzione il lunedì dalle 15 alle 18 e il venerdì dalle 9 alle 12. In media sono ormai 50-60 le persone che ogni giorno, nei due di apertura settimanale, scelgono generi alimentari e beni di prima necessità direttamente dagli scaffali dei “mini market solidali”.
Il 2020 della nostra Caritas
Il 2020 giunge al termine e la Caritas Diocesana di Saluzzo tira le somme di un anno che ha dimostrato quanto carità e solidarietà siano elementi fondamentali per una comunità, specie in momenti così difficili. Nei mesi appena trascorsi la Caritas di Saluzzo ha continuato ad essere presente mantenendo sempre aperti i suoi servizi che, prima sotto la guida di Don Giuseppe Dalmasso poi da ottobre con la nuova direzione di Carlo Rubiolo, sono rimasti al fianco delle fasce più deboli e di chi è stato fortemente colpito dalla crisi legata al Covid.
Sono state oltre 150 le persone che hanno trovato un sostegno tramite il Centro di Ascolto, mentre l’Emporio della Solidarietà ha registrato circa 700 tra anziani, famiglie e singoli che hanno ricevuto borse con alimenti e beni di prima necessità, distribuite in media tra le 70 e le 90 per ogni giorno di apertura settimanale, il lunedì e il venerdì. Sono rimaste attive anche le strutture dell’accoglienza diocesana : la Casa di Pronta Accoglienza in corso Piemonte 63 e Casa Madre Teresa di Calcutta dove, in via Sant’Agostino, dopo l’apertura a febbraio, sono stati accolti 17 senza dimora in condizioni di fragilità socio-sanitaria e due famiglie.
Il contributo degli operatori e dei volontari del Presidio “Saluzzo Migrante” ha garantito assistenza e supporto ai braccianti stagionali tornati anche quest’anno nel distretto frutticolo in cerca di un impiego. Sono oltre 507 le persone alle quali la “Boutique du Monde” ha distribuito abiti, coperte, scarpe, zaini, mascherine, donati dalla generosità dei Saluzzesi e di persone e organizzazioni da tutta Italia come CILD, Little Dresses for Africa, Ass. Mamre. 662 le persone registrate allo sportello Infopoint in Corso Piemonte 56 dove si è offerto ascolto e orientamento legale, sanitario, sindacale e amministrativo tre volte alla settimana.
Non bisogna dimenticare, però, che dietro ai numeri di questi servizi ci sono persone, sia utenti sia operatori e volontari, “storici” e giovani. Oltre alla collaborazione dell istituzioni locali come il Comune di Saluzzo e dei servizi socio-sanitari del Consorzio Monviso Solidale, è stato fondamentale il ruolo di operatori e volontari (una settantina questi ultimi, coordinati dall’Associazione AVASS che ha come nuova presidente Tiziana Drago).
razie a loro, che mettendo al primo posto carità, dono e ascolto, hanno sfidato la paura del contagio, la Caritas di Saluzzo è riuscita a restituire dignità e sollievo a chi è in difficoltà. Dalla colletta alimentare di giugno con 20 quintali di prodotti raccolti, ai giocattoli donati all’Emporio della Solidarietà per il Natale dei bambini dal Rotary Club Saluzzo e Bollati Giochi Infanzia, fino ai pandori regalati dai giovani del Leo Club Saluzzo-Savigliano, durante tutto il 2020 privati cittadini e realtà locali non hanno smesso di far sentire il loro sostegno cristiano. Con il Santo Natale, la Caritas di Saluzzo unisce il suo augurio ad un ringraziamento a tutte quelle persone (operatori e volontari, persone che dato il loro sostegno in vari modi) hanno permesso la continua apertura dei servizi che sostengono persone in difficoltà.
Le parole del Direttore Carlo Rubiolo: “In occasione del Santo Natale il mio augurio è che la terribile esperienza della pandemia che, colpendo indiscriminatamente umili e potenti, ricchi e poveri, ci ha costretti a confrontarci con l’intrinseca fragilità della natura umana, riporti al centro della vita sociale il valore della solidarietà, non solo nei momenti dell’emergenza, ma anche nella vita ordinaria, quando l’esperienza della sofferenza di tante donne e tanti uomini ci lascia invece spesso indifferenti. A questo proposito invito tutti ad aderire all’iniziativa lanciata dal Vescovo, che ci chiede di fare come i Re Magi, portando in chiesa il giorno dell’Epifania non oro, argento e mirra, ma olio, caffè e tonno per i poveri: un gesto molto semplice, ma che simbolicamente ci riporta all’autenticità evangelica del Natale”.
Entra in Casetta anche tu!
A Saluzzo c’è una casa che inizia proprio dove i binari della ferrovia finiscono.
Qui la Caritas di Saluzzo ha deciso di iniziare un progetto per i giovani, costruendo un luogo in cui si potesse iniziare un cammino verso l’indipendenza.
Sono passati due anni da quando la “Casetta” in via Savigliano 30 ha accolto i suoi primi inquilini e da quel momento, per tutto l’anno, giovani hanno potuto vivere, per lunghi o brevi periodi, un’esperienza di crescita e condivisione nuova.
Anche quest’anno, la “Casetta” cerca nuovi inquilini trai i 18 e i 30 anni che abbiano voglia di abitare nel cohousing per un periodo che va da un minimo di sei mesi ad un anno.
La "Casetta" è divisa in due piani:
- al piano terra si trovano la cucina comune, un bagno e una camera da letto che può avere un uso polivalente (coworking, ospitalità...)
- al primo piano ci sono tre camere da letto e un bagno
Il “cuore” della Casetta è l’orto-giardino sul retro, in cui nel corso delle estati passate i giovani del cohousing hanno proposto serate di cinema, teatro, dibattiti...
Vivere in “Casetta” significa condividere tempo e valori: agli inquilini viene chiesto di partecipare come volontari alle attività promosse dai diversi Servizi della Caritas, creare momenti di convivialità, progettare iniziative e attività aperte al territorio.
La vita in “Casetta” è improntata ad uno stile eco-friendly e sostenibile nei consumi: il progetto chiede agli inquilini una particolare attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, all’impatto dei consumi (ad esempio acquistando attraverso Gruppo di Acquisto Solidale, Botteghe locali e del commercio equo...) .
In cambio il progetto offre un affitto calmierato, in base alle possibilità di ciascuno (studente/studentessa, lavoratore/lavoratrice, disoccupato/disoccupata).
VUOI ENTRARE IN CASETTA?
Manda la tua candidatura entro il 08 gennaio 2021
con una mail all’indirizzo : infocaritassaluzzo@gmail.com
Invia una breve mail di presentazione (con nome cognome, età, contatto telefonico, impegni di studio o lavoro) e le motivazioni che ti spingono a candidarti.
In ricordo dell'ex direttrice
Oggi vogliamo ricordare Anna Maria Olivero e il suo operato nella nostra Caritas attraverso le parole di chi, negli anni del suo mandato da direttrice, ha collaborato con lei.
“Annamaria è stata per due lustri direttore della Caritas diocesana di Saluzzo.
Era una donna dal tratto garbato e signorile, sempre sorridente e cordiale con tutti. Non sapeva soltanto ascoltare e consolare, ma era capace sul piano organizzativo e propositivo. Era stata sua l'idea di Ri-Vestiti, la piccola "boutique” di via Volta dove la Caritas espone i capi di abbigliamento migliori fra quelli che le vengono donati.
La vita l'aveva segnata duramente, ma lei non aveva mai smesso di dedicarsi con slancio e intelligenza agli altri. Per la Caritas saluzzese è stata a lungo, e ancora fino a pochi anni fa, un punto di riferimento sicuro, un modello di fede profonda vissuta nello slancio della carità."
Carlo Rubiolo, Direttore della Caritas Diocesana di Saluzzo
“Per ricordare Annamaria non bastano le parole. È stata un gran signora, sempre disponibile nell'aiuto di chi aveva bisogno, sempre discreta, senza troppo clamore. Fu proprio lei a contattare noi della Papa Giovanni XXIII per gestire la Casa di Pronta Accoglienza della Caritas nel 2003. La porteremo sempre nel cuore.
Luigi Celona, Associazione Papa Giovanni XXIII
"Perdonatemi il paragone, ma Anna Maria Busso se ne è andata in punta di piedi nello stesso giorno di Paolo Rossi. Scusate ancora l'insistenza: quando ero a Sào Paulo in Brasile ho visto giocare Paolo Rossi al "mundialito" contro l'Argentina. Dal Brasile, in quegli anni, ho seguito l'evolversi delle migrazioni dall'Albania verso l'Italia ed il conseguente lavoro della Caritas a Saluzzo coordinata da Anna Maria Busso. Negli ultimi anni, dal 2008 quando son rientrato dal Brasile, Anna Maria mi ha chiesto più volte di prendere il suo posto in Caritas. Siccome in latino-america la realtà della Chiesa valorizza molto la figura delle donne e dei laici, non me la sentivo di prendere il posto di una donna laica. Dopo tante insistenze e la richiesta del vescovo Mons. Guerrini, ho accettato.
Anna Maria era molto intelligente e vedeva lontano. Mi disse: "Il mondo sta cambiando, ho 75 anni e Saluzzo ha bisogno di qualcuno che possa affrontare il cambiamento. In Caritas dobbiamo aprirci ad accogliere e organizzarci in altre forme. Tu arrivi da un'esperienza missionaria e puoi aiutarci. Prendimi il posto e io continuo ad aiutarti come posso".
Son passati da allora 12 anni. Il resto è storia recente ed io sono contento che sia tornato un laico alla dirigenza della Caritas.
Con Anna ho imparato tanto, donna dell'essenziale, carità senza tante parole, non figure da prima donna, aperta alla politica e appassionata della Chiesa "del grembiule"."
Don Giuseppe Dalmasso, ex Direttore della Caritas e Vicario del Vescovo
Tornare ad accogliere
Anche quest’anno, con la fine della stagione della raccolta, è arrivata la chiusura delle Accoglienze Diffuse, messe a disposizione da 9 Comuni su 32 del distretto frutticolo che hanno scelto di aderire al protocollo siglato con Prefettura, Regione e realtà del terzo settore. Nonostante il significativo impegno di queste istituzioni locali, che hanno permesso di aprire e gestire le strutture in un momento così delicato, una volta arrivata la chiusura a fine novembre, non si è trovata una soluzione per i lavoratori rimasti ancora sul territorio, ma senza dimora.
Una condizione, la loro, aggravata dai primi freddi e dalle nevicate di inizio dicembre, oltre alla normativa anti-Covid che limita gli spostamenti tra Comuni e Regioni (tenendo conto che la maggior parte dei braccianti normalmente a fine stagione si sposta al sud per continuare nelle raccolte), oltre alle difficoltà dei dormitori sul territorio di accogliere per via delle limitazioni imposte dalla diffusione del contagio.
Dopo la chiusura delle strutture dell’Accoglienza Diffusa una ventina di braccianti si è ritrovata senza una soluzione alternativa e alcuni di loro si sono presentati alla nostra Caritas con zaini e bagagli senza sapere dove andare. Alcuni hanno contratti ancora attivi con aziende del saluzzese, altri sono in attesa di ricevere la busta paga o di un appuntamento in Questura o, semplicemente, non hanno un posto dove andare.
A differenza degli altri passati, la pandemia ha reso ancora più difficile la situazione con una seconda ondata di contagi che non ha risparmiato le zone del sud Italia, meta dei flussi di braccianti che qui di solito si spostano per proseguire il lavoro di raccolta, ma dove in molti ghetti e tendopoli (da Rosarno e San Ferdinando in Calabria a Castelvetrano in Sicilia) il Covid sta creando situazioni di marginalità estrema e disagio per i braccianti che, impossibilitati ad uscire per le quarantene, rimangono senza reddito e senza mezzi per sopravvivere.
Di fronte a questa situazione la nostra Caritas, alla luce dell’emergenza sanitaria alla quale si aggiungono freddo e neve, ha per settimane chiesto che venissero individuate soluzioni abitative per questi lavoratori senza dimora da parte della Regione, della Prefettura e delle Istituzioni.
Come annunciato dal nostro Direttore, Carlo Rubiolo, nelle scorse settimane, 11 braccianti rimasti senza dimora sono stati ospitati al piano terra di Casa Madre Teresa di Calcutta che, pur non essendo una struttura adeguata ad ospitare nei mesi invernali per l’assenza di una cucina interna e di un numero adeguato di docce, nella prima settimana di dicembre ha riaperto temporaneamente il dormitorio maschile per accogliere questi lavoratori, sottoposti preventivamente ad un tampone rapido.
Per l’approvvigionamento dei pasti si collabora con la fraternità francescana di San Bernardino dove Frate Andrea Nico Grossi, arrivato da poco da Parma, ha messo a disposizione la sua esperienza di gestione di una mensa, cucinando e trasportando ogni giorno i pasti caldi in Casa Madre Teresa, dove ai piani superiori sono ospitati due giovani in situazione di fragilità nel cohousing al primo piano e una famiglia al secondo.
In merito alla situazione, il Direttore Carlo Rubiolo sottolinea:
“La Caritas Diocesana ha deciso di dare ospitalità ad alcuni dei migranti che lavorano come braccianti stagionali, rimasti senza un luogo in cui dormire. Della ventina di persone uscite dalle strutture dell’Accoglienza Diffusa, alcune non hanno mai avuto un tetto. Abbiamo segnalato al Prefetto la gravità della situazione, evidenziando l’assurdità di chiudere le strutture comunali in un momento in cui il lockdown impedisce gli spostamenti tra regioni: se i braccianti vengono fatti uscire, ma non possono raggiungere le zone di provenienza o quelle in cui potrebbero trovare altro lavoro in agricoltura (in particolare al Sud), è ovvio che per loro ci sarà solo il gelo delle notti all’aperto.
Il Prefetto, pur dimostrando attenzione per il problema, ci ha detto che questo tipo di accoglienza non è previsto da alcuna norma o convenzione e che quindi non ci sono spazi per un suo intervento. Nelle strutture della Caritas ci sono solo pochi posti che saranno riservati a coloro che in tutti i mesi passati non hanno mai avuto dove dormire. Saranno ammessi dopo aver fatto il tampone e potranno rimanere fino a quando non verranno eliminate le restrizioni agli spostamenti.
Questa situazione fa emergere con cruda evidenza le carenze di un sistema di protezione invernale per le persone senza dimora, per le quali sono disponibili ad intervenire gli enti caritativi come il nostro”.
Una casa per chi resta
Nel mese di luglio, dopo numerose richieste, la Prefettura di Cuneo ha sottoscritto un Protocollo per consentire la riapertura in sicurezza delle strutture del progetto “Accoglienza Diffusa”, le quali hanno messo a disposizione un centinaio di posti letto per braccianti impiegati nei rispettivi Comuni.
Oltre a Saluzzo, Lagnasco, Costigliole Saluzzo e Verzuolo, per la prima volta hanno contribuito al progetto di accoglienza anche i Comuni di Busca, Tarantasca e Savigliano. Questa apertura straordinaria è stata resa possibile grazie al progetto su fondi FAMI “Buona Terra”, promosso dalla Regione Piemonte e supportato dalla Cooperativa Armonia di Saluzzo e dai mediatori culturali della CGIL Cuneo.
I posti disponibili sono stati occupati velocemente, ma molti braccianti si sono ritrovati esclusi dal sistema di accoglienza perché impiegati irregolarmente, senza contratto di lavoro oppure perché costretti dal datore di lavoro a non mostrare il loro contratto.
Nel corso di questa stagione i lavoratori che hanno transitato nel Saluzzese e si sono rivolti al Presidio “Saluzzo Migrante” sono stati decisamente meno rispetto agli scorsi anni: tuttavia l’emergenza sanitaria ha reso il loro spostamento più complesso, riportando, per certi versi, la città di Saluzzo alle drammatiche condizioni di dieci anni fa, con centinaia di braccianti accampati alla stazione ferroviaria e al Foro Boario.
In questa condizione, per tutta la stagione gli operatori di “Saluzzo Migrante” hanno presidiato monitorando gli accampamenti informali in cui braccianti e aspiranti tali si sono rifugiati per trovare un riparo nella notte, anche sotto la pioggia e al freddo. Nel corso dei“presidi mobili” sono emerse situazioni di forte tensione dovute al fatto che i braccianti, al ritorno dal lavoro, non trovavano più coperte ed effetti personali (nonostante liberassero all’alba i luoghi in cui dormivano), venivano sottoposti a controlli costanti e, in almeno caso, è stato riferito agli operatori che un lavoratore contrattualizzato sia stato denunciato per aver invaso proprietà altrui, perchè dormiva accanto ad una tettoia, avvolto in una coperta, in una gelida notte di ottobre.
Con la fine di novembre per la maggior parte dei braccianti si conclude la stagione di raccolta, tuttavia alcuni continueranno a lavorare fino a metà dicembre e oltre, ad esempio per la sistemazione delle reti protettive. La conclusione della stagione segna anche la chiusura delle strutture dell’Accoglienza Diffusa, prevista per il 30 novembre. Una situazione che, se unita all’impossibilità di spostarsi tra regioni, rischia di aggravare la situazione dei lavoratori in attesa della paga o che restano nel Saluzzese perché senza alternative (vista anche l’enorme difficoltà nel trovare alloggi disponibili ad essere affittati, riscontrata dagli operatori di “Saluzzo Migrante” che, nell’ambito del Progetto Case, accompagnano i braccianti con contratti di lungo periodo ad una residenzialità).
Dall’inizio di novembre, sono stati nuovamente avviati gli incontri del Tavolo coordinato dalla Prefettura di Cuneo a cui anche la Caritas di Saluzzo partecipa, per lavorare in sinergia con gli enti locali, il Terzo Settore, i sindacati e la Regione per cercare soluzioni che permettano a chi resterà sul territorio di avere accesso ad una soluzione abitativa dignitosa e sicura.
La nostra Caritas ha deciso di fare la sua parte, mettendo a disposizione alcuni posti letto sia nel dormitorio di corso Piemonte 63, dove l’accoglienza della Casa di Pronta Accoglienza è coordinata dall’Associazione Papa Giovanni XXIII, sia al piano terra di Casa Madre Teresa di Calcutta, struttura inaugurata nel febbraio di quest’anno e destinata all’accoglienza di persone senza dimora in situazioni di fragilità sociosanitaria o di sfruttamento lavorativo.
Il ruolo della Caritas e l’accoglienza in Casa Madre Teresa
La scelta di mettere a disposizione Casa Madre Teresa di Calcutta è stata complessa, in quanto il piano terra, con 24 posti esclusivamente maschili, non è pensato per accogliere durante l’inverno ed è stato necessario adeguarlo al distanziamento richiesto dalla prevenzione del contagio. Tuttavia, la scelta di destinare alcuni posti ai braccianti è stata necessari, alla luce della mancanza di soluzioni individuate per accogliere i braccianti senza dimora non più sotto contratto (non essendo più considerati lavoratori, non hanno infatti accesso alle accoglienze diffuse).
“Con il nuovo lockdown che vieta gli spostamenti in altre regioni – spiega Carlo Rubiolo, Direttore della Caritas Diocesana di Saluzzo – i tanti braccianti stagionali che dormono ancora all’addiaccio non possono più raggiungere le località che tradizionalmente hanno sempre costituito la loro meta una volta conclusa la stagione di raccolta. In queste notti ormai gelide, che sanno già di inverno, qui per loro continua a non esserci un riparo per dormire e per consumare i pasti. Anche le coperte che il nostro Presidio ha distribuito tutto l’anno non bastano più ad offrire un conforto adeguato. Per questo la Caritas diocesana, d’intesa con la Prefettura, ha deciso di ospitare nei propri dormitori alcune persone che non hanno i requisiti necessari per accedere alle strutture di Accoglienza Diffusa dei Comuni che hanno aderito al protocollo territoriale”.
Casa Madre Teresa e il dormitorio di Corso Piemonte 63, in accordo con la Prefettura, hanno messo a disposizione una decina di posti letto per le persone senza dimora nell’attesa che vengano individuati dalle autorità locali luoghi più adeguati.
In questi giorni, anche grazie all’importante contributo dei volontari, gli operatori di “Saluzzo Migrante” si sono adoperati per garantire un accesso ed una permanenza sicuri alle persone che verranno accolte, oltre a provvedere ad una completa pulizia e sanificazione dei locali.
Gli ingressi alla struttura saranno regolati dopo aver effettuato un tampone rapido che certifica la negatività delle persone accolte. Nel caso in cui un ospite, durante la permanenza, presentasse i sintomi del Covid19 si procederà con l’isolamento all’interno della struttura verrà sottoposto a tampone: in caso di positività la persona verrà trasferita nei luoghi idonei individuati dagli enti di competenza per le persone che non possono svolgere isolamenti o quarantene al proprio domicilio.
All’interno di Casa Madre Teresa i pasti saranno preparati e distribuiti da Fra Andrea Nico Grossi, da poco arrivato da Parma nella comunità dei Frati Minori Francescani a Saluzzo, che con la sua esperienza nella gestione di una mensa si occuperà di fornire a tutti gli ospiti pasti caldi.
“Nonostante questa struttura non sia perfettamente attrezzata per l’ospitalità invernale – sottolinea Rubiolo – abbiamo deciso di aprire le porte, nel rispetto di tutte le norme anti-Covid, perché di fronte a un’emergenza così drammatica la carità deve prevalere sull’ordinarietà”.